Il maggior numero di comuni sciolti per mafia in Italia risale al 1993, quando a cadere furono 34 consigli comunali. Nel 2012 furono 24. Con i 23 sciolti per infiltrazione mafiosa del 2018 si raggiunge un numero considerevole. Numeri che portano ad un risultato complessivo di 498 decreti ex art. 143 del testo unico sugli enti locali nei ventotto anni della legge in materia di scioglimento dei comuni per infiltrazione mafiosa. Nell’anno che si chiuderà a giorni ci sono anche 20 decreti di proroga di precedenti scioglimenti.

Geograficamente la concentrazione di queste azioni è nel Mezzogiorno. Tre i comuni sciolti in provincia di Napoli, ovvero San Gennaro Vesuviano, Calvizzano, Caivano. Il primo di questi era già stato sciolto in due precedenti occasioni. Tra i comuni già sciolti per infiltrazione mafiosa in passato figurano anche quelli di Strongoli (Crotone), Platì, Siderno, Delianuova (Reggio Calabria), Surbo (Lecce).

«Sono dati – ci ha detto al telefono il coordinatore nazionale di Avviso Pubblico Pierpaolo Romani – su cui è importante riflettere, soprattutto perché in passato non erano stati raggiunti. Questo significa che da una parte c’è una maggiore attenzione da parte delle mafie per gli enti locali che sono centri della spesa pubblica e dall’altra parte che c’è anche maggiore attenzione da parte delle autorità nel mettere in campo strumenti utili a svelare questo fenomeno». Scelte che Romani definisce sofferte perché interrompono comunque il sistema democratico, ma «è da attenzione in maniera maggiore in quanto ci sono comuni sciolti più volte, il che significa che in quel territorio le mafie hanno un diffuso consenso sociale. Evidentemente i quei territori i mafiosi riescono a rispondere ai bisogni immediati della popolazione con il rischio però che il diritto lasci spazio ai privilegi, all’omertà e ai reati soprattutto da colletto bianco», ha aggiunto Pierpaolo Romani, il quale ha commentato due episodi legati alla cronaca degli ultimi giorni che «mi hanno colpito molto il flop della manifestazione di Castellammare di Stabia e quello che sta accadendo nel foggiano».

La regione con il maggior numero di comuni sciolti per infiltrazione mafiosa è la Calabria, di cui è originaria la senatrice del M5S Gelsomina Vono che ha presentato un disegno di legge per apportare delle modifiche alla legge in materia di scioglimento dei consigli comunali e provinciali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso. «La mia proposta di legge va ad incidere su testo unico 267 del 2000 perché penso sia anacronistico dal momento che quando è stato istituito era di carattere straordinario mentre ora è diventato strutturale. Non possiamo consentire che siano commissariati dei comuni – ha aggiunto la senatrice pentastellata – senza verifiche sui dirigenti. Ci sono comuni sciolti più volte dove la classe politica era cambiata, ma non quella dirigenziale. Per questo ho proposto l’istituzione di una commissione permanente di indagine presso ogni prefettura». Il testo presentato da Gelsomina Vono contiene anche la proposta di consegnare maggiori poteri ai commissari prefettizi che «devono poter intervenire bloccando determinati atti compiuti da dirigenti». La senatrice calabrese ha inoltre sottolineato che sul tema è stato inserito un emendamento al decreto sicurezza e presentato un ordine del giorno dove il governo si impegna a prevedere maggiore attenzione sul commissariamento dei comuni.

Ciro Oliviero

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