Nel 2000 fu disciplinato dal Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali
Il 22 luglio del 1991 la legge numero 221 ratificava l’articolo 1 del decreto legge 164 del 31 maggio di quello stesso anno. La legge che introduceva la possibilità di scioglimento di un consiglio comunale o provinciale per infiltrazione mafiosa. Il provvedimento che fu approvato in poco tempo date l’ondata di indignazione seguente all’omicidio del salumiere Giuseppe Grimaldi nell’ambito della faida di Taurianova. In seguito fu aggiunto l’articolo 15bis alla 55/1190.
Nel 2000 il provvedimento fu disciplinato dal Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali attraverso gli articoli dal 143 al 146 del decreto legislativo 267. Dopo la promulgazione del decreto di commissariamento viene nominata una commissione straordinaria composta da tre soggetti, che possono essere funzionari dello Stato e magistrati. La commissione svolge la mansioni ordinarie della giunta e del consiglio.
Come evidenzia il rapporto di Avviso Pubblico presentato ieri, dal 1991 sono stati emanati 515 decreti di scioglimento nei confronti di enti pubblici. 187 di questi erano una proroga di precedenti provvedimenti. La regione con il maggior numero di provvedimenti è la Calabria con 115. Seguono la Campania con 108, la Sicilia con 79, la Puglia con 15. Altri 11 provvedimenti sono stati eseguiti in altre regioni, anche del nord, come Piemonte e Liguria. Per quanto concerne le province quella con il maggior numero di provvedimenti è Reggio Calabria (66 scioglimenti). Seguono Napoli (59), Caserta (36), Palermo (33), Vibo Valentia (23)
In alcuni casi si registrano scioglimenti dello stesso Comune in più occasioni. Esempi in tal senso sono Arzano, Casal di Principe e Casapesenna in Campania. Ma anche Taurianova e Gioia Tauro in Calabria. In alcune di queste situazioni anche con gli stessi soggetti coinvolti.