76 anni fa riconosciuto il voto alle donne

76 anni fa riconosciuto il voto alle donne

Con la delibera del Consiglio dei ministri del 30 gennaio 1945, convertita nel decreto n. 23 il 1 febbraio venne riconosciuto il diritto al voto alle donne

Nel 1946 per la prima volta in Italia votarono le donne. Al referendum tra monarchia e repubblica anche loro contribuirono alla scelta della repubblica. Le donne prima di allora non avevano votato, nonostante la legge che consentiva loro di votare fosse stata approvata da una delibera del Consiglio dei ministri del 30 gennaio 1945, convertito nel decreto n. 23 del 1 febbraio. «Una conquista che ha segnato il cammino dell’emancipazione femminile», ha scritto su Twitter l presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati.

Per la senatrice Alessandra Maiorino questa giornata «non è una semplice ricorrenza storica, ma deve essere un promemoria costante del ruolo delle donne non solo nella società italiana, ma in tutte le società del mondo, soprattutto quelle che vede una forte limitazioni ai diritti delle donne stesse». In questa ricorrenza l’esponente del M5S ha voluto ricordare anche un successivo passaggio storico. L’approvazione, con il decreto n. 74 del 10 marzo del 1946, che stabiliva anche l’eleggibilità delle donne. Grazie a quella legge furono elette sindaco Ada Natali, a Massa Fermana, nelle Marche e Ninetta Bartoli, a Borutta, in Sardegna. La partecipazione al voto di quelle amministrative fu altissima. Su10.329.635 iscritte alle liste elettorali si presentarono ai seggi 8.441.537 donne. 2mila donne furono elette nei consigli comunali.

«La memoria storica deve essere esercizio quotidiano della parità uomo donna, non come semplice e vuota frase di circostanza, ma come asserzione continua e fondante del ruolo delle donne nella società italiana. Mi auguro che si possa arrivare presto in un tempo in cui non si parli più di parità perché non solo dato acquisito, ma soprattutto constatazione di una società che non può definirsi progredita se non ha in se questo Dna. Dobbiamo fare ancora tanti e decisi passi in questo senso, altrimenti si perde non solo la memoria, ma l’appuntamento con la storia».

@dalsociale24

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