L’intervista al presidente di Confcooperative Habitat Campania
Sull’housing sociale il «quadro è estremamente triste, nonostante tanti proclami non è stato varato un piano casa sociale concreto». A dirlo il presidente di Confcooperative Habitat Campania, Antonio Gesummaria.
Il problema principale, secondo il cooperatore campano, riguarda il fondo per l’housing sociale. «Sotto questo cappello ormai si mette di tutto ed è sbagliato. Sarei attento a dare le definizioni soprattutto perché realizzare delle abitazioni di questo tipo senza un supporto reale, come potrebbe arrivare dal Fia, il fondo immobiliare, è difficile», evidenzia Gesummaria. Il fondo è «uno strumento vantaggioso che copre l’80 per cento dell’investimento con interessi etici».
Il presidente di Confcooperative Habitat Campania evidenzia che il mancato piano di housing sociale non scaturisce da un problema politico, in quanto è una situazione che va avanti da anni e che ha visto sfilare giunte di vario colore politico. E non è una questione che riguarda solo la Campania. Al sud ci sono in piedi solo tre operazioni, a Lecce, Bari e Matera.
«Confcooperative guarda all’housing sociale come locazione a tempo indeterminato. Per me – dice Antonio Gesummaria – potremmo declinare lo strumento del rent to buy per 10 anni con un canone calmierato in cui è compreso anche un anticipo per l’acquisto. Dopo quei 10 anni continuando a pagare lo stesso canone, si passerebbe ad un classico mutuo, con cifre calmierate, per l’acquisto dell’immobile».
Senza accedere al Fia sorgerebbe un altro problema, come evidenzia Gesummaria. Sarebbe infatti impossibile riuscire a realizzare abitazioni di edilizia sociale con un imprenditore che paghi un loto di terreno al valore di mercato. «Questo meccanismo – dice il presidente di Confcooperative Habitat Campania – funzionerebbe solo se l’ente pubblico conferisce il terreno per la costruzione, altrimenti non c’è la sostenibilità economica, alla quale dobbiamo guardare, oltre a quella urbanistica».
Ciro Oliviero