Joker non è un film per tutti

Joker non è un film per tutti

La solitudine è il minimo comune denominatore

«La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d’essere».

No, non è uno spoiler. O forse sì. E dalle parole di Franco Basaglia, tratte da Che cos’è la Psichiatria (Einaudi, 1967), che voglio parlarvi del perché il Joker di Todd Phillips è un film da vedere. Attenzione: film da vedere non vuol dire film assolutamente da vedere. Non è mia intenzione alterare in alcun modo il vostro giudizio, per questo vi darò alcuni spunti che vi porteranno forse a comprare il biglietto e andare al cinema.

Joker non è un film per tutti. Cupo, triste, addirittura frustrante. Il Joker interpretato da Joaquim Phoenix proietta nello spettatore tutti gli stati d’animo più cupi dell’essere umano. La solitudine è sicuramente il minimo comune denominatore del lungometraggio. Solitudine che non va a giustificare gli atti di uno dei cattivi più famosi della storia del cinema e dei fumetti, ma è un tratto sicuramente caratteristico della sua genesi.

La follia. In noi la follia esiste ed è presente come lo è ragione, dicevamo. E cosa facciamo noi solitamente quando osserviamo una persona diversa da noi? La isoliamo o la veneriamo. La prima però vince quasi sempre sulla seconda. Succede tutti i giorni. Succede con il mendicante all’angolo di una strada, succede con la persona al tuo fianco che ti chiede aiuto. Joker è un diverso, come molti di noi. Certo, questo non giustifica i suoi crimini.
Questo suo essere diverso fa sì che lo spettatore si leghi al protagonista, proprio perché è come noi. Diverso, sfortunato, con una mamma da badare, con un lavoro in bilico e con dei colleghi stronzi.

In un mondo che va a mille, Joker è l’invisibile di turno. Questo film strappa dal petto dello spettatore ansie, paure, aneddoti dimenticati. La pazzia è solo un contorno. Il messaggio che vuole dare Todd Phillips però è chiaro: nessuno è immune dalla pazzia. Il nemico perfetto. Chiunque conosca la storia di Batman si è imbattuto nel personaggio di Joker. Non c’è personaggio più cattivo, perfido e irriverente in tutta Gotham City. Il paragone con i precedenti clown è istantaneo. Qual è il miglior Joker della storia del cinema? Se prima la discussione si fermava a Jack Nicholson e Heath Ledger, volendo usare una metafora calcistica, come un tackle in scivolata entra quello di Joachim Phoenix. Certo dalla sua l’attore originario del Porto Rico ha addirittura un biopic sul personaggio ma va detto che per dinamismo e interpretazione non è sicuramente secondo a nessuno. La sua risata marcata, lunga e insistente resterà nelle vostre menti per molto tempo, fidatevi.

Finale. Il senso di queste parole è quello di incuriosirvi non certo raccontarvi il film. Dalla colonna sonora ai personaggi secondari tutto rende questa pellicola unica nel suo genere. Non per fare l’esterofilo, gli americani dimostrano ancora una volta che si possono raccontare delle storie forti anche quando si crede di conoscere alla perfezione un personaggio. Quella di Joker è una storia con un finale che tutti voi potete facilmente immaginare. Una storia che vi rapirà in ogni sua scena. E farà andare al di là.

Roberto Malfatti

Redazione
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