Dopo i casi di San Gimignano e Monza
Dopo i casi di San Gimignano e Monza altre presunte violenze si sarebbero consumate contro detenuti ad opera di operatori della polizia penitenziaria. In questo caso i fatti si riferiscono alle case circondariali Lorusso e Cutugno di Torino, dove sei agenti sono stati arrestati con l’accusa di tortura. Le denunce riportano di calci, pugni, minacce, ai danni di detenuti in custodia per reati sessuali o nei confronti di minori. I fatti contestati si riferiscono ad un periodo che va dall’aprile 2017 al novembre 2018.
Il presidente di Antigone Patrizio Gonnella, ha sottolineato che «avevamo più volte segnalato negli scorsi mesi come il clima all’interno delle carceri stesse andando peggiorando. Come cattivi maestri al potere stessero esacerbando il linguaggio, rendendo comprensivo, se non addirittura benevolo, quell’uso e abuso di una violenza illegale, arbitraria e rapsodica, con il rischio che questa possa venire percepita come parte della pena stessa, nella certezza interiore dell’impunità».
A seguito dei casi di San Gimignano l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini era andato fuori dal carcere per portare solidarietà agli agenti indagati. Anche oggi il leader della Lega ha voluto esprimere solidarietà agli agenti arrestati, dicendo che «uno stato civile punisce gli errori, anche quando ci sono commessi da uomini in divisa, ma che la parola di un detenuto valga l’arresto di un poliziotto mi fa girare le palle terribilmente».
Sulla vicenda è intervenuta anche la senatrice del MoVimento 5 Stelle e componente della commissione Giustizia, nonché ex direttore di istituti penitenziari, Bruna Piarulli. «Se le accuse nei confronti dei 6 agenti di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Torino saranno confermate, si tratterebbe di un fatto di particolare gravità». La Piarulli ha poi aggiunto che «se comportamenti inaccettabili e contrari ai principi dello Stato di diritto venissero da un corpo delle forze dell’ordine, al reato da punire si aggiungerebbe il senso di smarrimento dei cittadini, che dello Stato devono potersi fidare sempre e dovunque».