Nell’ultimo turno del campionato di Serie A il razzismo è tornato ad essere protagonista nel calcio. Nel corso dell’incontro tra Verona e Brescia l’attaccante degli ospiti Mario Balotelli è stato oggetto di cori razzisti da parte della tifoseria casalinga del Bentegodi. Oltre il danno la beffa. Nel post partita c’è chi ha minimizzato l’episodio, come la società di casa, e chi lo ha addirittura negato, come il sindaco di Verona Federico Sboarina. Fino ad arrivare al capo ultrà del Verona, Luca Castellini, che ha difeso il gesto, sbeffeggiando persino la commissione Segre. I buu nei confronti Mario Balotelli ci sono stati. Ci sono diversi video postati in rete che lo testimoniano.

C’è anche chi ha condannato gli ululati razzisti dei tifosi dell’Hellas Verona. Tra questi il presidente dell’Assocalciatori Damiano Tommasi. Ex calciatore dei gialloblù Tommasi ha detto che «se qualcuno fa il verso della scimmia a un giocatore perché è di colore, quello è razzismo: sento troppi sì ma. E anche se sono solo due, sono troppi». Tommasi ha poi sottolineato che non è Verona ad essere razzista, ma i comportamenti. Lo stesso ha evidenziato anche il vescovo della basilica di San Zeno, Giuseppe Zenti. Ma la tifoseria scaligera non è nuova a episodi di questo genere.

Esiste una Verona del calcio solidale, come racconta questa mattina su Avvenire Massimiliano Castellani. Si tratta del Vecomp Verona, club di C che ogni settimana ospita allo stadio migranti e richiedenti asilo seguiti dalla cooperativa sociale Vita Virtus. Una realtà che già nel lontano 1989 si occupava del ricollocamento degli albanesi. In quegli anni la cooperativa aiutava i figli degli stranieri ad inserirsi anche attraverso la polisportiva. Esperienze come questa possono fare di Verona la capitale dell’antirazzismo.

Ciro Oliviero



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