Come si prospetta la fase 2 per i consumatori

Come si prospetta la fase 2 per i consumatori

L’intervista al presidente di Federconsumatori Campania, Rosario Stornaiuolo

Il commercio è fermo da quasi due mesi. I cittadini, quando possono, sono orientati nell’acquisto di soli generi alimentari. E verosimilmente sarà così anche nelle prime settimane, se non mesi, di lenta ripresa post pandemia. Quella che è stata definita fase 2. Ma sono diversi i settori nei quali i cittadini avranno difficoltà. Abbiamo provato a fare un’analisi di come si prospetta la fase 2 per loro in Campania con il presidente di Federconsumatori Campania, Rosario Stornaiuolo.

Pare che dal 4 maggio ci sarà un primo allentamento delle restrizioni con l’apertura di alcune attività commerciali. Secondo lei quali saranno quelle più interessate da acquisti?
«I cittadini sono preoccupati e in difficoltà economiche. Molti hanno perso il lavoro, soprattutto quelli che lavoravano a nero. E chi è andato in cassa integrazione attende ancora il contributo. Poi c’è una preoccupazione generale sul futuro e dunque non si avrà molto voglia di spendere. Se si ridà ridarà fiato all’economia si potrà tornare a spendere. C’è però bisogno di chiarezza. Noi avevamo chiesto il blocco delle fatture delle forniture si acqua, luce, gas, telefono. Ma non è stata data una risposta chiara. Inoltre dovremo fare attenzione anche agli approvvigionamenti di alcuni prodotti. Se non saranno regolarizzati i migranti e non sarà concesso di spostarsi nelle regioni dove sono le colture rischiamo una crisi anche in agricoltura e un forte aumento prezzi data la scarsità dei prodotti».

Quali saranno le ripercussioni sul commercio?
«Innanzitutto è importante che il piccolo commercio riprenda a funzionare anche se in maniera ridotta. Importante per i commercianti, per i piccoli artigiani, per gli stessi dipendenti di queste attività e per tutta la società. Se questi piccoli imprenditori non riprenderanno le attività si correrà il serio rischio di ricorso all’usura. Alcuni potrebbero essere fagocitati dalla camorra che potrebbe acquistare le loro attività per riciclare il denaro frutto di affari illegali. Quindi tutte le formule di sostegno è necessario che siano certe ed immediate. Le banche devono rispondere presto. Se falliscono queste attività anche loro avranno meno clienti».

Uno dei nodi principali riguarderà i trasporti. Non solo per la difficoltà nel far rispettare la distanza di sicurezza imposta dal dpcm. Ma anche per i costi che potrebbero aumentare, come ci diceva ieri il segretario della Fit Cisl.
«Questo sarà un comparto da verificare. C’è un alto rischio contagio. Sia sul tpl che sul trasporto nazionale. E’ stato previsto che i mezzi vengano sanificati ad ogni corsa. In Campania, e in particolar modo a Napoli, ho i miei dubbi. Il parco mezzi di alcune aziende è inferiore al 50 per cento di quello necessario. Già prima le persone erano costrette a lunghe attese. Faccio difficoltà ad immaginarmi mezzi pubblici che trasportano meno passeggeri. Non è chiaro neanche come avverrebbe, chi si prenderà la responsabilità di non far salire oltre un certo numero di passeggeri. Penso a Circumvesuviana e Circumflegrea. Al di là dei pochi mezzi nuovi, gli altri sono obsoleti. Sarebbe necessario sostituire i sedili. Credo che quando possibile le persone cercheranno di evitare i mezzi pubblici preferendo l’auto. Questo però potrebbe portare a viaggiare in più di due persone per auto, che sarebbe contro le disposizioni anti contagio. Per quanto riguarda l’aumento dei costi credo sarebbe una follia. Se si dovesse trattare di un aumento minimo con la conseguente garanzia di viaggiare in sicurezze le persone sarebbe ben disposte. Ma sarà necessario un intervento dello Stato, come accade in altri Paesi, per l’acquisto di mezzi nuovi».

Quali altri settori vede in difficoltà dal suo osservatorio?
«Io credo sia necessario tornare ad una sanità nazionale. Non possiamo continuare ad avere 20 sanità diverse per ogni regione. Ce lo ha insegnato l’emergenza. Negli anni le risorse sono state decurtate e non possiamo permettercelo più. Sono necessari grandi investimenti in tutto il Paese. Soprattutto nel Mezzogiorno. E credo che lo stesso ragionamento vada fatto per la scuola. Sono tutti ragionamenti che il governo centrale dovrà fare e che influiranno sulle scelte dei consumatori. Penso alla riduzione degli orari e degli spazi per ristoranti, pizzerie, bar. Il consumatore attenderà un’ora per un caffè? Ne dubito».

Ciro Oliviero

Redazione
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