L’intervista a Giuseppe Recinto, consulente alla disabilità presso la Presidenza del Consiglio
Nella formazione del governo Conte 2 il premier ha voluto tenere in capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri la delega alla disabilità. A seguito di questa scelta ha designato il docente di Diritto privato presso l’Università Federico II di Napoli, Giuseppe Recinto, quale consulente alla disabilità presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. A lui abbiamo chiesto il ruolo della disabilità nel futuro post Coronavirus.
Cosa cambierà nella fase 2 per le persone con disabilità?
«Ci sono dei cambiamenti già con l’ultimo dpcm. Come la riapertura dei centri diurni. Le esigenze legate all’emergenza avevano portato alla chiusura con il Cura Italia. Il contenimento dell’emergenza ci ha portato a riaprirli in quanto funzione essenziale per le persone con disabilità e le loro famiglie. L’indicazione di riapertura deve essere però gestita dai piani territoriali e regionali. Al centro devono esserci la sicurezza di utenti, familiari, operatori. Allo studio c’è il decreto Aprile, che oramai è diventato il decreto Maggio. Si pensa a diverse misure per rinnovare alcune soluzioni previste nel Cura Italia. Confidiamo nel fatto che sarà confermato l’ampliamento dei permessi relativi alla legge 104. Questo emergenza ci ha fatto capire che è necessario potenziare con risorse economiche mirate i fondi strategici per le persone con disabilità. Anche perché la riapertura porterà ad oneri maggiori agli enti territoriali e devono poterli affrontare con delle risorse adeguate. Più sicurezza comporta maggiori costi».
Nella task force voluta dal governo per programmare la fase 2 c’è anche un esperto di disabilità, Giampiero Griffo. Qual è stato il suo rapporto con questo gruppo di esperti guidato da Vittorio Colao?
«La scelta di Griffo è una scelta significativa per due motivi. Uno dettato dalle competenze che ha acquisito negli anni. In secondo luogo il suo ruolo di coordinatore dell’Osservatorio sulla disabilità è stato un elemento essenziale. L’esperienza ci insegna che è necessario un confronto quotidiano con le associazioni di persone con disabilità. Lui garantisce anche questo aspetto. Inoltre è stato chiaro che l’Osservatorio vada rilanciato e che sia necessaria l’attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Il rapporto con la task force è stato costruttivo. Abbiamo avuto un confronto positivo. Speriamo che si profili anche proficuo».
Come devono cambiare secondo lei le politiche per la disabilità in Italia nella fase di uscita dall’emergenza sanitaria?
«Questa esperienza ha dato indicazioni importanti. Abbiamo capito ancor più che la funzione di mainstreaming va svolta. E l’istituzione dell’Ufficio per le politiche sulla disabilitò presso la Presidenza del Consiglio dei ministri ha avuto un ruolo essenziale. Questa novità voluta dal presidente Conte ci sta dimostrando che è stata un’indicazione positiva. Tra l’altro si può definirla una delle practice più proficue a livello internazionale sul tema. Per quanto concerne il cambiamento è necessario abbandonare la visione culturale delle disabilità come malattia e non come condizione. E dobbiamo convincerci che le risorse per la disabilità non sono una spesa ma un investimento».
La didattica a distanza ha creato molti malumori, soprattutto per gli studenti con disabilità.
«Il Covid ci ha messo di fronte a delle complessità. So per certo che il ministero dell’Istruzione, col quale ci siamo confrontati, sta lavorando a soluzioni più adeguate ed efficaci. Le aspettiamo già per il termine di questo anno scolastico e soprattutto per l’inizio del prossimo. Voglio però spendere una parola di apprezzamento per la formazione universitaria a distanza per le persone con disabilità. Insieme al ministro Manfredi abbiamo interloquito con la Conferenza Nazionale Universitaria dei Delegati per la Disabilità. Con loro abbiamo esaminato un interessante documento che ci è stato sottoposto da Fish e Fand relativo ai percorsi universitari in fase Covid. Sono fiducioso che si riuscirà a garantire il diritto allo studio a tutti. Nessuno deve restare indietro. Soprattutto gli studenti con disabilità. E’ un impegno che dobbiamo tenere presente».
Ciro Oliviero