Le differenze di scelta tra Campania e Veneto
Nella fase 1 dell’emergenza il Tribunale per i minorenni di Napoli aveva sospeso gli incontri in comunità e dei rientri in famiglia. Una scelta basata sulle disposizione del dpcm firmato dal premier Conte l’11 marzo. Anche se non era stata data un’indicazione specifica da parte del governo in materia. Indicazione prevista invece nel decreto Cura Italia al comma 7 bis dell’articolo 83, dove è specificato che «salvo che il giudice disponga diversamente, per il periodo compreso tra il 16 aprile e il 31 maggio 2020, gli incontri tra genitori e figli sono sostituiti con collegamenti da remoto».
La Procura della Repubblica presso il tribunale dei Minorenni di Napoli il 7 maggio ha negato l’autorizzazione agli spostamenti dei minori verso casa. Il tribunale ha motivato la scelta spiegando che le strutture di accoglienza non possono conoscere le situazioni e le misure anticontagio che i minori troveranno al domicilio. Accolte in parte le richieste di Federsolidarietà Campania. L’organizzazione aveva chiesto infatti la possibilità di allestire incontri neutri rispettando le misure di distanziamento. Per quanto concerne i dpi non sono previsti cambiamenti rispetto a quanto previsto dalle norme generali.
Non in tutte le Regioni la risposta è statala medesima. In Veneto nella prima fase non erano previsti incontri se non quelli con i ragazzini fino a dieci anni all’interno delle comunità. Rispettando le norme di distanziamento sociale e l’utilizzo di dpi. Per la fase 2 sono previsti incontri all’aperto o in grandi stanze con il rispetto del distanziamento sociale, l’adozione di dpi e l’obbligo di sanificazione della stanza dopo ogni incontro. Dal 4 maggio le comunità hanno ai tribunali di poter riprendere le uscite con i ragazzi a gruppetti di 2 o 3 accompagnati dagli operatori.
In Veneto la Regione ha emanato un regolamento sulle procedure per i nuovi inserimenti. Obbligatorio il tampone e l’isolamento di 14 giorni in comunità. «La scorsa settimana abbiamo accolto un minore che si trova in isolamento», racconta Alessandra Naccari, referente dei percorsi penali esterni e comunità della cooperativa sociale Titoli minori. «Ma non tutte le comunità hanno stanze da adibire all’isolamento. Quelle comunità – aggiunge – hanno sospeso le nuove accoglienze. In caso di fuga di un ragazzo, come accaduto in diverse comunità, anche nella nostra, quando rientra va messo in isolamento. Nel caso di strutture che non possano provvedere va ricollocato. In caso di procedimenti penali e messe alla prova il giudice potrebbe anche decidere di rimandarlo in carcere».
Diverso il comportamento anche per le disposizioni sanitarie. Le Asl si sono mosse in modo autonomo. Alcune hanno fatto fare esami sierologici ad operatori ed ospiti. Alcune comunità hanno chiesto fossero eseguiti i tamponi e le Asl hanno convenuto e si sono adoperate. «Non c’è stata una linea guida regionale. In questa fase la parte più complessa riguarda proprio le nuove accoglienze. A volte i tempi tra il tampone e l’ingresso in comunità non coincidono e dunque diventa di difficile gestione», racconta Alessandra Naccari.
Ciro Oliviero