Da giugno l’Istat certifica i primi segnali di ripresa per la fiducia di consumatori e imprese
Nei primi tre mesi di quest’anno i consumi delle famiglie italiane sono scesi del 6,4 per cento. Complice la diminuzione del reddito lordo disponibile, diminuito dell’1,6 per cento rispetto al trimestre precedente. A certificarlo l’Istat. Secondo l’istituto statistico questa situazione è legata alle misure di contenimento da Covid-19. Al contempo si registra un aumento del 12,5 per cento del tasso di risparmio.
La diminuzione delle entrate e l’aumento delle uscite hanno inciso anche sull’indebitamento sul Pil. Secondo l’Istat nel primo trimestre 2020 è stato pari al 10,8 per cento. Nello stesso periodo dello scorso anno era stato del 7,1. Questo rapporto si è modificato, spiega l’Istat, anche a causa delle «spese straordinarie per cassa integrazione, guadagni e varie tipologie di indennità relative al mese di marzo», legati all’emergenza.
Il potere d’acquisto delle famiglie da gennaio a marzo 2020 è diminuito dell’1,7 per cento. Restano però quasi invariati i prezzi. Da giugno l’Istat certifica i primi segnali di ripresa per la fiducia di consumatori e imprese. Nel primo caso l’indice passa da 94,3 a 100,6. Nel secondo caso dal 52,7 al 65,4 per cento.