Italia, scolarizzazione più bassa in Ue

Italia, scolarizzazione più bassa in Ue

La riflessione dell’educatrice de La Casa dei Cristalini, Deborah Divertito

Nel 2019 nei Paesi Ue27 (senza il Regno Unito) il 78,4 per cento degli adulti tra i 25 e i 64 anni possedeva almeno un diploma secondario superiore. In Italia solo il 62,1. Ben 16 punti in meno. L’Italia è in crescita rispetto al 2004, quando la percentuale era del 48,6. Nella fascia d’età tra i 30 e i 34 anni in Europa è diplomato l’84 per cento della popolazione. In Italia quasi il 75 per cento. A rivelarlo il rapporto annuale di Istat. Non va meglio per i titoli universitari. Anzi. In questo caso l’Italia è ultima assieme alla Bulgaria con il 27,6 per cento dei giovani tra i 30 e i 34 anni. La media Ue27 è del 40,3. Per la stessa fascia d’età i laureati italiani superano il 30 per cento in Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e nella provincia di Trento.

Per l’educatrice Deborah Divertito si tratta di «un decadimento culturale generalizzato, dove probabilmente per anni l’ha fatta da padrona anche la mancanza di meritocrazia e dunque la sfiducia dei giovani». Un altro aspetto sul quale pone l’accento l’educatrice de La Casa dei Cristallini è che «tutto il sistema Paese non incentiva e non invoglia. Per quanto possano essere da zavorra le regioni del sud – con la Calabria ultima – il dato generale dell’Italia va verso il basso». Se nei decenni passati l’accesso al liceo o all’università non erano alla portata di tutti «adesso che c’è la possibilità per molti di accedere agli studi c’è livello sfiducia per cui i ragazzi non lo sentono necessario. Non si riesce a pensare agli studi universitari – sottolinea la Divertito – come occasione per relazionarsi meglio nella vita di tutti i giorni, per acquisire competenze trasversali».

I dati analizzati dall’Istat riguardano la formazione curriculare. «Sarebbe interessante conoscere i dati dei tirocini formativi professionalizzanti. Esistono anche altri modi per formarsi», evidenzia Deborah Divertito. Come il corso per pizzaiolo o di estetista. Quella è formazione professionale alla quale accedono spesso, persone che non hanno terminato il percorso di studi. «In questo senso ci sarebbero da incrociare anche i dati della povertà e sulla cultura dei genitori che magari non permettere da dare peso all’investimento del futuro scolastico del figli», aggiunge l’educatrice de La Casa dei Cristallini.

«Forse – dice Deborah Divertito – dobbiamo ripensare anche al nostro ruolo di educatori in sinergia con le scuole e le famiglie. Una riflessione interna, costruttiva. Sia dal punto di vista della scuola, che dal punto di vista dei progetti collaterali. A mio avviso siamo tutti complici di questi dati, tutta la società civile».

Ciro Oliviero

Redazione
ADMINISTRATOR
PROFILE

Posts Carousel

Latest Posts

Top Authors

Most Commented

Featured Videos

Skip to content