Fra meno di due mesi riprenderanno le attività scolastiche. Una ripartenza post emergenza sanitaria che sarà la più lunga della storia repubblicana. A tenere banco in queste ultime settimane sono i nuovi banchi da acquistare per garantire il distanziamento tra gli studenti. Tra le spese ingenti che potrebbero però riguardare molte scuole figurano anche i pasti. Lo scorso 28 maggio il Comitato Tecnico Scientifico della Protezione civile aveva proposto la lunch box più l’utilizzo di posate monouso. La proposta riguardava un numero di pasti compreso tra il 20 ed il 25 per cento.

Quanto costerebbe questa modalità al sistema scolastico? Tuttoscuola, testata specializzata nel settore scolastico, ha fatto i conti. Nell’ultimo anno scolastico, prima del lockdown erano circa 2 milioni gli alunni nelle statali che pranzavano a scuola. Con le cifre previste dalla Protezione civile sarebbero dunque 500 mila i pasti da servire ogni giorno. «Una quantità non facile da gestire», sottolinea Tuttoscuola.

Come ha evidenziato il sito foodinsider.it questa scelta porterebbe ad un incremento del costo del pasto. Già in passato, quando si è paventata questa soluzione in alcuni comuni, le famiglie hanno fatto barricate. Quando il costo del pasto superava i 7 euro la risposta è stata il pasto da casa. In questo caso ciò non potrà avvenire. Intanto c’è chi testa la soluzione delle lunch box. Il Comune di Arezzo le ha previste per l’English Summer Weeks. Il pasto in monoporzioni sigillate prevede primo, secondo, contorno, pane. frutta e bottiglietta d’acqua al costo di 7,32 euro.

Altro fattore da non sottovalutare delle monoporzioni e delle posate usa e getta è quello ambientale. Il monouso comporterà la produzione di un minimo di tre piatti, un bicchiere e due posate per ogni alunno. Ciò comporterebbe un problema anche in termini di smaltimento.