Lombardia, accesso alle case popolari

Lombardia, accesso alle case popolari

Accolto il ricorso presentato da Asgi, Naga e Cgil Lombardia

Il 31 luglio 2017 la Regione Lombardia pubblicò il Regolamento sull’edilizia pubblica. Tra le misure previste dalla giunta guidata da Roberto Maroni c’era l’obbligo di residenza da almeno cinque anni sul territorio regionale. Questa disposizione di fatto tagliava fuori dai potenziali richiedenti molti cittadini stranieri. La legge regionale prevedeva inoltre che i richiedenti dovessero dimostrare di non avere proprietà nel Paese d’origine. Misura che ampliava la platea degli esclusi. In molti Paesi dell’Africa e dell’Asia il catasto non esiste. Diviene dunque impossibile fornire la documentazione richiesta.

Sul primo punto era stata chiamata ad esprimersi La Corte Costituzionale dopo il ricorso presentato da un cittadino tunisino che viveva in Lombardia da due anni. La Corte aveva dichiarato illegittima la richiesta della Regione Lombardia lo scorso marzo, richiamando i principi di uguaglianza sanciti dall’articolo 3 della Costituzione. Sul secondo punto – quello relativo alle proprietà immobiliari in altri Paesi – si è espresso il tribunale di Milano, accogliendo il ricorso presentato da Asgi, Naga e Cgil Lombardia.

Si tratta di due questioni discusse da anni. «La questione degli immobili segue la scia di quanto accaduto lo scorso anno a Lodi per la mensa scolastica», commenta a dalSociale24 l’avvocato di Asgi Alberto Guariso. «Si pensi che il regolamento richiedeva l’assenza di proprietà anche ai rifugiati, ovvero persone che sono in fuga dal proprio Paese. Questa sentenza ci dà ragione. Siamo molto felici. Almeno in Lombardia non se ne parla più», aggiunge Guariso.

A Milano alcuni stranieri erano stati esclusi. A Sesto San Giovanni avevano escluso tutti. «Per esigenza di coerenza dove i bandi sono ancora aperti andrebbero ripescati gli stranieri che erano stati esclusi. Anche per evitare singoli ricorsi. Tutti i prossimi bandi dei comuni lombardi dovranno tenere conto della cosa», ha concluso l’avvocato Guariso.

Redazione
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