L’esplosione del 2 agosto 1980 portò alla morte di 85 persone e al ferimento di altre 200
Fino alle 10.25 di quel giorno di 40 anni fa Bologna non sapeva che quella data sarebbe rimasta nella storia. Tra le pagine buie dell’Italia. Il 2 agosto 1980 Bologna fu teatro del più grande attentato terroristico del dopoguerra in Italia. 85 i morti e 200 feriti a causa dell’esplosione di una bomba nella stazione dei treni. Una valigia abbandonata nella sala d’aspetto della seconda classe fece crollare l’ala ovest dell’edificio. L’esplosione colpì anche il treno Adria Express 13534 da Ancona a Basilea in sosta sul primo binario. 30 metri di pensilina di strutti. Così come il parcheggio dei taxi davanti alla stazione.
La sentenza di condanna arrivata 15 anni più tardi ha ritenuto colpevoli Valerio Fioravanti e Francesca Mambro dei Nuclei Armati Rivoluzionari. Con loro anche Luigi Ciavardini, che all’epoca dei fatti non aveva compiuto 18 anni e giudicato dunque dal tribunale dei Minorenni. Loro si sono proclamati sempre innocenti per quei fatto. A questi si aggiunge Gilberto Cavallini, considerato il quarto esecutore materiale. Per lui la condanna di primo grado è arrivata solo a gennaio 2020. Gli inquirenti hanno individuato un quinto ipotetico attentatore. Prosciolto, ma nuovamente imputato, Paolo Bellini apparteneva ad Avanguardia nazionale. Oggi di anni ne ha 67 e non si sa se finirà a processo.
Gli esecutori materiali sono tornati ad essere liberi cittadini. Nonostante dovessero scontare più di un ergastolo. I mandanti, invece, sono già morti. Su questo punto non è mai stata fatta chiarezza, come su altri del resto. La Procura generale di Bologna ha aperto un nuovo fascicolo sui mandanti. La pista dei soldi ha portato ad indagare sulle presunte quattro menti a capo dell’attentato terroristico. Tutti già morti. Si tratta di Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato, Mario Tedeschi. Tutti iscritti alla loggia massonica P2. A 40 anni dalla strage di Bologna restano ancora alcuni misteri irrisolti