Cause storiche e sociali hanno portato alla stesura della Dichiarazione
Secondo gli Stati membri non democratici dell’Onu, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani non è vincolante per gli Stati membri dell’organizzazione. Tuttavia ai diritti e alle libertà in essa riconosciuti va attribuito un valore giuridico autonomo nell’ambito della comunità internazionale, dal momento che sono ormai considerati dalla gran parte delle nazioni civili. È un codice etico di importanza storica fondamentale: è stato infatti il primo documento a sancire universalmente i diritti che spettano all’essere umano.
La Dichiarazione universale dei diritti umani è composta da un preambolo e da 30 articoli che sanciscono i diritti individuali, civili, politici, economici, sociali, culturali di ogni persona. I diritti dell’individuo vanno quindi suddivisi in due grandi aree: i diritti civili e politici e i diritti economici, sociali e culturali.
La Dichiarazione può essere suddivisa in 7 argomenti. Il preambolo enuncia le cause storiche e sociali che hanno portato alla necessità della stesura della Dichiarazione.
Gli articoli 1 e 2 stabiliscono i concetti basilari di libertà ed eguaglianza. Gli articoli da 3 a 11 stabiliscono altri diritti individuali. Gli articoli da 12 a 17 stabiliscono i diritti dell’individuo nei confronti della comunità. Gli articoli da 18 a 21 sanciscono le libertà fondamentali (libertà di pensiero, di opinione, di fede religiosa e di coscienza, di parola e di associazione pacifica). Gli articoli da 22 a 27 sanciscono i diritti economici, sociali e culturali. I conclusivi articoli da 28 a 30 definiscono aspetti generali ed ambiti in cui non possono essere applicati, in particolare che non possano essere usati contro i principi ispiratori della dichiarazione stessa.
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