Una misura che non rispecchia quanto previsto dalla legge, ma che dà sussistenza a quanti non hanno altre forme di sostegno
Il rapporto Svimez 2020 ha fotografato la situazione economica e sociale del Mezzogiorno in un anno particolare. L’emergenza da Covid-19 ha peggiorato la vita di tutti. In particolare di quella fascia di popolazione che viveva già una situazione di disagio. Non degli ultimi, che restano sempre più ultimi. Di quelli che sono un gradino sopra all’oblio, quelli che rientrano nelle misure del governo come il Reddito di Cittadinanza. Una misura che, ancor più quest’anno, è stata, secondo Svimez, un reddito minimo garantito. Una misura che non rispecchia quanto previsto dalla legge, ovvero le 16 ore settimanali di politiche attive del lavoro, ma che dà sussistenza a quanti non hanno altre forme di sostegno.
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Il rapporto Svimez evidenzia anche un altro punto. Una questione più volte affrontata anche dall’Alleanza contro la povertà. Ovvero la revisione delle attuali modalità di concessione del Reddito di Cittadinanza. Nel frattempo, per tamponare alle necessità di milioni di cittadini italiani, è necessario intervenire con il reddito di emergenza. Per quelli appunto esclusi dal RdC. Una misura che, ad oggi, sostiene 550 mila persone, delle quali 350 mila al sud. Nonostante la solidarietà ai tempi del Coronavirus, Svimez sottolinea che la pandemia non è stata una «livella». Bensì «un acceleratore dell’ingiustizia sociale».
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L’emergenza ha inciso anche sul lavoro. Soprattutto al sud. Secondo lo Svimez si registra una perdita di circa 280mila posti di lavoro nei soli primi tre mesi dell’anno. La situazione peggiore la vivono le donne. Secondo il rapporto il lockdown di primavera ha cancellato quasi l’80 per cento delle occupazione femminile costruita negli ultimi dieci anni. L’occupazione giovanile è scesa dell’8 per cento. Crescono povertà educativa, abbandono scolastico e digital divide tra gli studenti dai 6 ai 17 anni.