Il villaggio accessibile di Monteverde

Il villaggio accessibile di Monteverde

Il vicesindaco Antonio Vella racconta il lavoro che negli anni ha portato a realizzare una città accessibile

Diventare un villaggio accessibile per le persone con disabilità è un volano per la crescita culturale, sociale ed economica. Significa attirare più turisti e sviluppare una cultura della diversità e dell’accoglienza a livello locale. Ne sono convinti a Monteverde, paesino di 740 abitanti in provincia di Avellino. Già nel 2006 lavorarono ad una giornata da dedicare giornata alle persone con disabilità. Un modello culturale, prima che strutturale, per avvicinare le persone, per integrarle nella comunità, oltre le ore scolastiche. Creare aggregazione. Da qui nacque l’idea di Un paese accessibile. Questo il titolo del progetto che andò in porto con l’organizzazione di un meeting delle diverse abilità.

Incluso nel 2015 tra i borghi più belli d’Italia, Monteverde ha una posizione geografica strategica. Anche se si trova in Campania è quasi al confine da un lato con la Puglia e dall’altro con la Basilicata. Capace dunque di attrarre visitatori da fuori regione. Cosa avvenuta sistematicamente nel recente passato quando sulle acque del lago San Pietro veniva messo in scena Il grande spettacolo dell’acqua. Una manifestazione che attirava migliaia di persone dal centro sud. Tra gli spettatori negli anni sono cresciuti quelli con disabilità. Una richiesta alla quale gli organizzatori e l’amministrazione comunale hanno saputo dare una risposta immediata.

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Il Comune di Monteverde realizzò un paese accessibile, rompendo un muro culturale. Uno spazio per i giochi, per l’ippoterapia. Le escursione in canoa, la falconeria. «Veniva molta gente. Con la locale Protezione civile organizzammo anche un campeggio per ragazzi con disabilità. Era sempre pieno. Per anni. E ogni anno la richiesta era sempre maggiore. Ci rendemmo conto – racconta a dalSociale24 l’attuale vicesindaco, Antonio Vella – che lo sforzo era superiore alle nostre risorse, che il nostro impegno volontario non bastava. Pensammo di mettere a sistema quell’esperienza sociale. Trasformarla in accessibilità vera e quindi iniziamo ad interrogarci su bisogni degli utenti».

Mentre la comunità si interrogava su come portare avanti questo lavoro e dove attingere risorse la Regione Campania emanò un bando sull’accessibilità. Monteverde presentò un progetto per rendere il paese accessibile. «Cercammo di rispondere ai bisogni delle persone. Non solo perle persone con disabilità motorie, ma anche uditive, visive. Facemmo un ragionamento sui punti forza della città e sui luoghi da rendere accessibili», racconta Vella. Il lavoro più importante fu quello di far sposare l’accessibilità ai bisogni della comunità.

Monteverde è un paesino dove lo spopolamento corre. Da cui i giovani vanno via, con un economia che sta morendo. Da cui anche le forze culturali fuggono. «Bisognava intervenire il prima possibile e la risposta poteva essere il turismo accessibile», spiega il vicesindaco. Dopo aver mappato il paese, fu realizzato un percorso diviso in tre tipologie. Naturalistico con 1,2 chilometri che attraversano la collina, religioso con una chiesetta storica e la via crucis accessibile a non vedenti e disabili motori, storico-culturale. In totale 5 chilometri di percorsi fruibili a tutti.

Sono stati realizzati i percorsi tattico-plantari che connettono i tre percorsi attraverso la fibra ottica e leggibili anche dal bastone informatico per i non vedenti. E poi il villaggio dell’accoglienza con 34 camere il cui piano terra è accessibile a tutti. Il primo piano per ora non è accessibile alle persone in carrozzella, ma il progetto prevede la realizzazione di un ascensore. Ci sono una sala per la ristorazione, una sala giochi. Una piazza coperta ribattezzata Agorà dell’accoglienza. «Abbiamo cercato di rispondere in maniera sempre più specifica ai bisogni delle persone. La questione centrale da risolvere, la vera scommessa, secondo noi, ora è l’accoglienza. Servono più spazi dove poter mangiare, dormire. Dobbiamo intervenire ancor più sui bisogni della persona propedeutici all’accessibilità», ha concluso Antonio Vella.

Ciro Oliviero

Redazione
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