Asgi: indagine fondi centri detenzione in Libia

Asgi: indagine fondi centri detenzione in Libia

L’associazione ha segnalato numerose criticità riguardanti l’attuazione di interventi all’interno di centri di detenzione libici

Lo scorso 15 luglio Asgi ha pubblicato un report sulle attività delle ong italiane nei centri di detenzione in Libia con fondi Aics. Interventi iniziati nell’ottobre 2017, a seguito degli accordi Italia-Libia del febbraio di quello stesso anno. A seguiti dell’analisi dei documenti di quelle operazione Asgi ha presentato un esposto alla Corte dei Conti di Roma segnalando numerose criticità riguardanti l’attuazione di interventi all’interno di centri di detenzione libici. Nell’esposto l’associazione solleva, inoltre, dubbi in merito alla destinazione effettiva dei beni e dei servizi erogati, anche in luce del divieto del ministero per il personale italiano di recarsi in Libia. 

Nell’esposto Asgi chiede che la Corte dei Conti approfondisca la condotta dell’Aics rispetto alle sue finalità statutarie e con i suoi obblighi di assicurare il corretto impiego del denaro pubblico, accertando le possibili responsabilità dell’Agenzia sia dal punto di vista del possibile danno erariale sia del possibile danno all’immagine del governo italiano.

«Sebbene i centri libici siano universalmente ormai riconosciuti come luoghi di tortura e mortificazione della dignità umana, il Governo italiano non ha condizionato l’attuazione degli interventi ad alcun impegno alle autorità di Tripoli di migliorare in modo duraturo la condizione degli stranieri detenuti», si legge nella nota dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione.

Sull’uso di fondi pubblici in Libia, Asgi aveva già presentato un ricorso al Consiglio di Stato nel 2019. In quel caso si trattava del Fondo Africa, utilizzati per rafforzare il controllo dei flussi migratori. Nello specifico i fondi erano stati utilizzati per la rimessa in efficienza di quattro motovedette libiche. In quel caso il ricorso – presentato insieme ad Amnesty International, Ecre, Icj e Differenza Donna – era stato respinto. Nella sentenza si leggeva che l’intervento «ha mirato anche al miglioramento delle condizioni di protezione e umanitarie dei centri in Libia a favore dei migranti e dei rifugiati». 

@dalsociale24

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