Scherillo racconta le mafie a modo suo, in modo poco convenzionale, senza mitizzarla, per farla conoscere ai ragazzi
Gianluca Cimminiello, Annalisa Durante, Giuseppe Di Matteo, Salvatore Nuvoletta. Sono alcune delle storie raccontate di Ivan Luigi Antonio Scherillo nel suo ultimo libro, Adesso ve le racconto io le mafie! (con la prefazione di don Luigi Ciotti). Storie di vittime innocenti delle mafie. Un tema molto caro allo scrittore napoletano che da anni si occupa del contrasto alla criminalità organizzata. Dapprima con il teatro, poi anche con dei libri. Teatro che Scherillo ha portato per quasi vent’anni nelle scuole. Per dialogare con i ragazzi su temi sociali. Con la pandemia ha dovuto rivedere il suo modo di confrontarsi con i ragazzi. Ma restano loro i principali interlocutori dei suoi lavori. Anche in questo libro. A partire dalla copertina che è stata illustrata da una studentessa, Gaia Santorelli.
«La mafia l’ho sempre raccontata a modo mio, poco convenzionale e sicuramente agli antipodi rispetto alla narrazione corrente. Io sono uno che combatte le mafie a parole, perché sono convinto che le parole siano importanti e che le mafie vadano combattute anche a parole. Si è creato un corto circuito nel rapporto tra prodotti di fantasia e realtà, non c’è più un confine netto, né si può dire con certezza quale sia quella che influenza di più l’altra. Nel cinema, ma anche nel teatro e nella letteratura si prende dall’immaginario collettivo e nella stessa misura si dà ed è un qualcosa di neanche troppo recente», ha raccontato a dalSociale24 Ivan Scherillo.
Per lo scrittore «il problema è che non esiste una narrazione altrettanto valida del bene e questo è un problema da sempre, anche perché il bene tende ad essere meno affascinanti del male (ma forse è semplicemente più difficile da raccontare). La tv, la stampa, la letteratura, hanno raccontato per decenni le figure dei boss, dipingendoli come spietati, intelligenti, affascinanti. Ecco, il fascino appunto. Ecco, li racconto al contrario e non credo di essere io a sbagliare. I boss li racconto come degli idioti, degli scemi che sprecano la propria esistenza».
Adesso ve le racconto io le mafie! nasce per far conoscere ai ragazzi in età scolare il fenomeno mafioso, senza mitizzarlo. Senza stereotipi. Mostrando «i continui fallimenti, le morti, la futilità di certi poteri e di certi patrimoni, la totale assenza di tutte quelle virtù e di quei costrutti sociali di cui si parla (a vanvera), ovvero l’onore, il coraggio, la forza. Le storie che racconto sono in parte vere ed in parte inventate. Il consiglio ai docenti è di far leggere agli studenti una storia alla volta e di farli lavorare da soli ed in gruppo, analizzando i comportamenti dei protagonisti e quello che è accaduto».
@ciro_oliviero