A San Giorgio a Cremano sono già sei gli immobili riutilizzati per sopperire all’emergenza abitativa
Due settimane fa la legge 109 del 96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie ha compiuto 25 anni. Anni nei quali molti beni sono stati restituiti alla collettività, soprattutto grazie all’impegno di volontari, cooperatori, amministratori pubblici. Una parte dei beni sono stati utilizzati anche per uffici pubblici o per le forze dell’ordine. Sono poche le esperienze di riutilizzo ai fini abitativi. Tra queste ce ne sono sei a San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli. Alloggi per le famiglie in difficoltà che ne hanno fatto richiesta e che sono nella graduatoria degli aventi diritto agli alloggi popolari.
Quattro di questi appartamenti sono già stati assegnati ad altrettanti nuclei familiari. Nel corso dell’ultima riunione di giunta l’amministrazione vesuviana ha approvato l’assegnazione di altri due immobili confiscati alla criminalità organizzata. Gli appartamenti si trovano in via Don Morosini. Un lavoro «su più fronti nonostante il momento di difficoltà spinti dai principi della legalità e del sostegno alle persone più fragili. Possiamo fare tanto per le famiglie sangiorgesi più deboli e continueremo su questa strada per non lasciare nessuno indietro», ha sottolineato l’assessore alle Politiche Sociali, Giuseppe Giordano.
Il lavoro dell’amministrazione sui beni confiscati non si ferma al recupero di immobili ai fini abitativi. Il sindaco Giorgio Zinno racconta che «è in dirittura d’arrivo infatti il processo per aprire il primo grande Centro Antiviolenza dell’area vesuviana, che avrà sede proprio in altre due case confiscate in via Cappiello. Progetto che ha subito qualche rallentamento a causa della pandemia ma che a breve inaugureremo».
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