La sartoria Remida Napoli ha lanciato il progetto S’Arte, nell’ambito del quale sono state realizzatale gonne recuperando tessuti e altri materiali di riuso
Dal 1996 la fast fashion è aumentata del 40 per cento solo nei Paesi dell’Unione europea. Ogni cittadino europeo ogni anno produce 26 chili di materiali tessili. L’industria tessile utilizza, ogni anno, oltre 98 milioni di tonnellate di materiali non rinnovabili. Consuma inoltre circa 93 miliardi cubi di acqua. 2.700 litri per una singola maglietta. Numeri che la rendono la seconda industria più inquinante al mondo dopo quella petrolifera. Rigenerare il tessile è dunque fondamentale per salvaguardare l’ambiente. Come è emerso dal webinar organizzato da Let’s do It! Italy in occasione della Giornata mondiale degli oceani.
Sui territori ci sono diverse realtà che lavorano gli scarti per realizzare abiti. Dalle reti da pesca ai rifiuti alimentari come bucce arancia e di mela, fino agli scarti del vino. Ma anche gli scarti della stessa industria tessile o vecchi abiti. Come nel caso della sartoria Remida Napoli che ha lanciato il progetto S’Arte. La capsule collection è stata realizzata attraverso il metodo del recupero creativo di tessuti e altri materiali di riuso. Il lancio del progetto avrà luogo giovedì 24 giugno alle 19 presso il Centro Remida Napoli (via Curzio Malaparte 90, quartiere Ponticelli). In quell’occasione le stesse donne della sartoria sociale indosseranno le gonne realizzate a mano.
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Le gonne sono state realizzate nei mesi scorsi dalle donne del laboratorio Attaccar Bottone che, sostenuto dall’Otto per Mille della Chiesa Valdese, intende creare opportunità di formazione e di crescita in un contesto delicato come quello della periferia est della città. Ad accompagnarle in questo percorso esperti in cucito e moda e il gruppo di ricerca della professoressa Maria Antonietta Sbordone con Alessandra De Luca e Ilenia Amato del dipartimento di Architettura e Disegno Industriale dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli.
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