La stilista Roberta Vincenzi realizza abiti ed accessori con prodotti e tessuti naturali per sostenere la Casa di Anita che accoglie ex bambine di strada
Un filo rosso collega Milano con Nairobi. È quello che ha visto la nascita, in piena emergenza pandemica, del progetto Wordly for Amani. Un’iniziativa solidale che sostiene le bambine vulnerabili della Casa di Anita a Nairobi, in Kenya. La stilista Roberta Vincenzi e sua figlia Giulia Mattei hanno inventato una collezione di abiti ed accessori realizzati con prodotti e tessuti naturali e con stoffe proveniente dall’Africa sub-sahariana. Al contempo, dunque, aiutano anche il pianeta, non contribuendo all’enorme inquinamento dell’industria tessile, per la quale si stimano oltre 98 milioni di tonnellate di materiali non rinnovabili l’anno.
Fondata nel 1999, la Casa di Anita è un centro di accoglienza nato in memoria di Anita Pavesi, giudice onorario del Tribunale dei Minori di Milano. Le ragazze, provenienti da famiglie vulnerabili, dalla vita di strada, da matrimoni precoci, frequentano la scuola a tempo pieno. Ma svolgono anche altre attività come la danza, il teatro, la musica. Le ospiti collaborano, inoltre, nella gestione della serra e della fattoria Amani. La struttura ospita 25 ragazze. Con loro due famiglie keniane, sul modello della comunità-famiglia.
Gli abiti della collezione Wordly for Amani sono disponibile sul sito dell’organizzazione. Per ordinarli è necessario inviare una mail a bottega@amaniforafrica.it. È anche possibile trovare una parte della collezione presso la bottega di Amani in via Tortona 86 a Milano. Domani, giovedì 8 luglio, si terrà l’open day per provare gli abiti. Appuntamento dalle 15 alle 20 presso la bottega milanese. Necessaria la prenotazione al 333 6952552.
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