Il patto intende mettere assieme i Comuni e le scuole della provincia di Latina per un percorso comune
Per contrastare le povertà educative è necessario mettere al centro del percorso bambini e ragazzi. La loro educazione, formazione, attraverso forme più opportune alle giovani generazioni. Un percorso dinamico, inclusivo. Come quello che intende promuovere il Patto di territorio per il contrasto alle povertà educative nella provincia di Latina. Un patto che intende mettere assieme i Comuni e le scuole della provincia per usufruire di linee guida e buone prassi. Costruire modelli operativi innovativi puntando su co-programmazione e co-progettazione tra amministrazioni ed istituzioni scolastiche.
Un lavoro che prosegue i risultati raggiunti grazie ai progetti Tutti a scuola e Radici di Comunità, finanziati dall’impresa sociale Con i bambini. Percorsi che dal 2018 hanno coinvolto oltre trenta partner che hanno realizzato interventi diretti a minori e famiglie e incontri volti a promuovere il protagonismo delle nuove generazioni. Lo strumento di cui si dota oggi la provincia di Latina servirà ad affrontare mancanze e disattenzioni che hanno radici profonde. “Le parole e le idee possono cambiare il mondo. Un patto può cambiare la comunità”. Questo il nome del documento firmato lo scorso 17 luglio presso la Sala Conferenze dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale nel Castello Angioino, a Gaeta. A ratificarlo i Comuni di Latina e Gaeta. Hanno già confermato l’intenzione di aderire, tra gli altri, sette Comuni della provincia, oltre a quattro istituti scolastici e numerose associazioni e organizzazioni di terzo settore.
Il Patto istituisce una cabina di regia, che sovraintenderà all’implementazione del Patto stesso, disegnando le politiche e stilando un programma di attività. Istituisce inoltre il Tavolo permanente intercomunale per il contrasto alla povertà educativa, luogo di coordinamento e confronto sull’andamento dei contesti e di ricerca di soluzioni comuni di contrasto alle povertà educative. E infine uno spazio di comunicazione pubblica sul tema che diverrà, per il territorio, una banca dati di buone pratiche e sarà arricchito con la disponibilità di dati di riferimento su tutte le dimensioni sociali correlate al fenomeno.
Tra i partner anche l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, presso la quale è stato attivato il primo master sulle povertà educative a livello nazionale, coordinato dal professor Simone Digennaro. «Non ce la faremo mai a contrastare quanto la povertà culturale produce nel cittadino: occorre rimuovere tutti gli ostacoli ad uno sviluppo completo delle ragazze e dei ragazzi. Occorre credere nella formazione, e, per farlo, garantire risorse. Non dobbiamo aver paura di essere cittadini che investono sulla formazione se non lo fa la pubblica amministrazione», ha sottolineato il presidente della Provincia di Latina, Carlo Medici.
Il sindaco di Latina, Damiano Coletta, ha evidenziato che «la pandemia ci ha dato una sintesi dei bisogni primari e di quella che può essere la risposta della società civile. E un bisogno primario è la scuola. Le scelte politiche sono importanti: come ci ricorda la Costituzione, dobbiamo mettere al centro la persona, in questo caso gli studenti e contrastare tutte le condizioni che possono impedire la piena fruizione delle opportunità educative».
Per il vice presidente del Csv Lazio Centro, Antonio D’Alessandro, l’azione dell’ente locale «ha in comune con gli enti di terzo settore l’attuazione degli obiettivi di interesse generale. Obiettivi che serve favorire attraverso l’amministrazione condivisa». Il Patto «crea una leva di alleanza tra enti locali e terzo settore», ha concluso D’Alessandro.
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