Il processo deve andare avanti

Il processo deve andare avanti

41 anni dal più sanguinoso attentato compiuto in Italia

Il 2 agosto del 1980 era un sabato. Dai racconti di chi quel giorno a Bologna c’era, pare che fosse una giornata afosa. Una giornata di esodo. Era appena iniziato il mese più gettonato per le vacanze estive. Qualcuno andava al mare. Qualcun’altro rientrava da una vacanza. La stazione di Bologna, oggi come allora, era uno snodo importante del traffico ferroviario. Lì passano diversi scambi per il nord est e per il nord ovest della penisola, ma anche per chi va all’estero in treno. Quel giorno di 41 anni fa la stazione di Bologna era gremita di gente. 85 di quelle persone persero la vita e oltre 200 rimasero ferite, dopo che alle 10.25 23 chili di esplosivo detonarono in una valigia abbandonata nella sala d’aspetto della seconda classe. L’ala ovest della stazione crollò L’esplosione colpì anche il treno Adria Express 13534 da Ancona a Basilea in sosta sul primo binario. 30 metri di pensilina distrutti. Così come il parcheggio dei taxi davanti alla stazione.

Sono passati 41 anni dal più sanguinoso attentato compiuto in Italia. Negli anni a seguire sono stati numerosi i depistaggi circa quella strage. Nel 2017 la Procura generale avocò a sé l’indagine che era sull’orlo dell’archiviazione, anche su spinta dell’associazione dei familiari delle vittime. Lo scorso aprile è stato avviato un nuovo processo. Questa volta la verità potrebbe essere riconosciuta in un’aula di tribunale. In questo nuovo processo sono in giudizio ulteriori esecutori, mandanti e complici della strage del 2 agosto 1980. Si tratta dell’estremista di destra Paolo Bellini, degli ufficiali Quintino Spella (deceduto a gennaio) e Piergiorgio Segatel, accusati di depistaggio e di Domenico Catracchia accusato di false informazioni ai pubblici ministeri che seguirono il caso all’epoca dei fatti.

Anche il nuovo processo vive delle difficoltà. I testimoni non si presentano, facendo pervenire certificati medici che non sembrano essere convincenti. Almeno per Umberto Palma, uno dei tre magistrati che rappresenta l’accusa. All’udienza dello scorso 28 maggio su sei testi convocati, se ne presentò uno solo. L’unica soluzione per Palma è l’accompagnamento coattivo, perché il processo deve essere celebrato.

@dalsociale24

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