Continuano le polemiche sulla misura tra le varie forze politiche, tra chi vuole l’abolizione, chi la revisione
Il Reddito di Cittadinanza è una misura che dalla sua proposta, ancor prima che approvazione, ha creato divisioni. Dapprima con chi aveva messo in campo il Rei. E poi con le formazioni di centrodestra, più avvezze a sostenere le imprese. E poi all’interno della maggioranza che lo aveva approvato, ovvero il primo governo Conte con dentro grilli e leghisti. E poi tra gli esponenti del Conte II, in particolar modo con una parte del Pd. E poi tre le forze sociali, il terzo settore. Come l’Alleanza contro la povertà, che ha più volte proposto delle modifiche. In particolar modo per non discriminare i cittadini stranieri.
Dall’avvento di Draghi alla guida del governo il tema è tornato centrale. Nella larga maggioranza che appoggia il governo ci sono tutte quelle posizioni di cui sopra. E anche di più. Il dibattito è acceso e va avanti quasi quotidianamente a colpi di interviste e proposte. L’ultima in ordine di tempo arriva dal ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, che ha proposto che «si cominci a ragionare di lavoro di cittadinanza». A rispondergli è stato il Partito democratico, evidenziando che nella misura del RdC quel pezzo è già presente. Piuttosto andrebbe implementato. Oltre a lavorare affinché arrivino le proposte di lavoro ai beneficiari, andrebbero supportati ed invogliati i Comuni ad utilizzare i percettori della misura nei lavori socialmente utili.
La necessità di modificare in qualche modo la misura, soprattutto sul fronte delle offerte di lavoro vede d’accordo molti. Trasversalmente. E un’apertura a delle modifiche è giunta perfino dalla madrina del RdC. «Margine di intervento c’è. Oltre ad un forte investimento nella formazione, che può avvenire con il programma Gol e con il piano nazionale di rafforzamento delle competenze che ho inserito nel Pnrr, credo che pure in merito all’abbassamento della soglia dei tre mesi degli stagionali ripeto si possa valutare». Queste le parole della senatrice Nunzia Catalfo meno di una settimana.
Resta il nodo delle modifiche. Proprio ieri l’Ocse ha certificato che l’introduzione del RdC «ha contribuito a ridurre il livello di povertà delle fasce più indigenti della popolazione». Ribadendo in sostanza quanto aveva evidenziato lo scorso aprile. La stessa Ocse però sottolinea che c’è un problema sul fronte dell’occupazione. «Il numero di beneficiari che di fatto hanno poi trovato impiego è scarso», scrive. E si torna dunque al punto di partenza. Con la crescita delle accuse da parte degli imprenditori di non trovare manodopera in diversi campi a causa della misura. Una battaglia che si preannuncia ancora lunga, almeno fino al voto delle amministrative. Soprattutto in alcuni territori, infatti, pronunciarsi sul Reddito di Cittadinanza può essere un fattore che sposta voti. Si pensi solo che nell’area metropolitana di Napoli il numero di percettori è intorno al 16 per cento. E infatti nessuno dei candidati si è detto contrario alla misura.
@ciro_oliviero