Ha avuto la meglio la tagliola con voto segreto voluta dai sovranisti
La legge contro l’omotransfobia è morta. A celebrare le esequie è stata oggi l’Aula del Senato. Ad officiarle non solo il centrodestra (che ha votato compatto), ma anche parte degli esponenti giallorossi. Ha avuto la meglio la tagliola con voto segreto voluta dai sovranisti. 154 i voti a favore di quest’ultima. 131 i contrari e 2 gli astenuti. La legge recante le misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per sesso, genere, disabilità non c’è più. Il regolamento è chiaro in tal senso. Si dovrà tornare in commissione. Ma passeranno almeno sei mesi. E il testo non potrà essere lo stesso. In aggiunta, il centrodestra continuerà a votare contro. E, a giudicare dai numeri di oggi di Palazzo Madama, anche parte delle altre forze politiche.
In molti, anche parte della politica, dice che una legge come questa in Italia, nel 2021, non serve. Forse, dato il tifo da stadio, venuto fuori dopo il verdetto dello scrutinio segreto sarebbe giusto dire l’esatto contrario. Franchi tiratori. Ultracattolici. Chiamiamoli come ci pare. Di fatto, i senatori che hanno affossato il ddl Zan non hanno fatto altro che andare contro il mandato dei cittadini. Non difendendo i più deboli hanno tradito la Costituzione stessa.
Ha vinto la posizione del Vaticano. Come avevamo anticipato lo scorso 22 giugno gli accordi tra Stato e Chiesa avrebbero potuto inficiare la battaglia sul ddl Zan. Così è stato. Lo chiariscono anche le parole del leader leghista Matteo Salvini a margine del voto. «Sconfitta l’arroganza di Letta e dei 5Stelle: hanno detto di no a tutte le proposte di mediazione, comprese quelle formulate dal Santo Padre, dalle associazioni e da molte famiglie». Queste le parole del segretario della Lega.
«La nostra classe politica è in larga maggioranza omofoba. Il margine con cui la maggioranza del Senato si è espressa va ben oltre i confini delle destre. Ci sono responsabilità anche all’interno delle forze politiche in cui militano i parlamentari primi firmatari del testo. Insomma: c’è una responsabilità diffusa della politica, che ne esce fotografata in maniera implacabile», ha detto il segretario generale di Arcigay, Gabriele Piazzoni.
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