Dalla Relazione sui femminicidi in Italia negli anni 2017-2018 emerge che l’85 per cento delle donne uccise non aveva presentato denuncia
Verso il 25 novembre tutti si ricordano della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Si moltiplicano convegni, conferenze, riunioni, iniziative. Tutte azioni importanti. Non è nostra volontà sminuirle. Anzi. Anche dalSociale24 sta raccontando alcuni di questi appuntamenti e lo farà anche nei prossimi giorni. Ciò che è necessario però, ancor più del ricordo e del racconto delle attività di contrasto alla violenza di genere, è l’azione istituzionale. Sostenendo i centri antiviolenza. Favorendo la realizzazione di case accoglienza per donne e minori vittime di violenza. Ma anche agendo a livello normativo. Questo a livello centrale, evidentemente.
Reati di maltrattamenti contro familiari e conviventi, violenza sessuale, lesioni e atti persecutori. Per questi reati serve introdurre l’arresto, oltre che l’introduzione del provvedimento di fermo anche in assenza del pericolo di fuga. Queste sono le proposte più che condivisibili avanzate dai senatori del M5S nella commissione d’inchiesta sul Femminicidio. Le richieste sono il frutto della lettura della Relazione sui femminicidi in Italia negli anni 2017-2018. Un dato su tutti emerge da quel lavoro di inchiesta parlamentare: l’85 per cento delle donne uccise non aveva presentato denuncia. Questo è un dato che dovrebbe far riflettere e portare di conseguenza a capire che l’attuale legge non è sufficiente. Le donne vittime di violenza non si sentono adeguatamente protette. E qui si torna anche alla necessità di implementare le rete di sostegno fatta da cav e case accoglienza.
I senatori del M5S in commissione d’inchiesta sul Femminicidio ritengono necessaria l’introduzione di «una legge organica che affronti unitariamente il tema della violenza di genere». Tra le proposte intercettazioni in presenza di sufficienti indizi per reati di violenza di genere, l’obbligo di applicare i dispositivi elettronici di controllo per l’indagato sottoposto a misure cautelari diverse dalla custodia in carcere. Ed ancora dotare «gli uffici giudiziari di personale specializzato e mezzi adeguati ed estendere le buone prassi già operative negli Uffici più virtuosi».
@ciro_oliviero
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