Su 125 mila lavoratori emersi a seguito della sanatoria Bellanova, il 9 per cento ha cambiato settore. Un dato che emerge dal III Rapporto annuale Domina sul lavoro domestico, a cura dell’Osservatorio Domina. Un dato che apre a diversi riflessioni. In primis alla possibilità che molti lavoratori in nero abbiano utilizzato questa strada pur di vedersi riconosciuto un contratto regolare, anche se appartenenti a categorie professionali diverse da quelle previste dalla misura approvata dal governo Conte II. La sanatoria includeva in sostanza il settore agricolo e quello domestico. Per questi lavoratori era incluso il riconoscimento del permesso di soggiorno.

La seconda riflessione sta proprio nel numero di lavoratori e nelle categorie professionali nelle quali sono stati inquadrati. Secondo il rapporti dell’associazione delle famiglie dei datori di lavoro domestico il 55 per cento dei beneficiari di questo settore è rappresentato da uomini. Nel 2019 i lavoratori domestici uomini rappresentavano però solo l’11 per cento. Un incremento esponenziale che rende la situazione alquanto anomala. Sempre dal rapporto di Domina emerge che le badanti rappresentano il 34 per cento dei lavoratori emersi nel settore. Altra riflessione riguarda l’età dei lavoratori emersi: il 59 per cento ha meno di 40 anni. C’è differenza tra nord e sud del Paese anche sul piano del genere. In Puglia l’81 per cento delle badanti emerse è è donna. In Trentino Alto Adige rappresentano il 28 per cento.

Nel complesso la misura contenuta nel decreto Rilancio procede ancora a rilento. Sulle 220 mila domande pervenute al Viminale sono state evase solo 60 mila pratiche. E di queste l’85 per cento riguarda il lavoro domestico. Altro che contrasto al caporalato, insomma. Un flop, come avevamo anticipato il 21 aprile 2021 ed ancora prima il 28 gennaio dello scorso anno.

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