Liberarsi dal ricatto del gas è il passo fondamentale per costruire itinerari di sviluppo sostenibile e anche di pace, visto il corso degli eventi
I terribili venti di guerra che stanno soffiando fortemente da est in questi giorni si fanno sempre più preoccupanti. Non solo sul piano militare, che registra ora dopo ora dichiarazioni dei principali leader politici mondiali ai limiti del delirio. Ma soprattutto sul piano economico e finanziario attualmente in preda alle inevitabili fibrillazioni innescate da una guerra che si sta combattendo sotto traccia, lontano dal fragore e dal terrore delle bombe, e vale a dire quella per il mercato dell’energia e delle materie prime.
Si è parlato molto in questi giorni di revisioni degli approvvigionamenti energetici con il mercato del gas preso ovviamente in mezzo tra i giochi di potere tra Russia e Usa sul quale il presidente Draghi, nel corso della sua informativa alle camere, ha ipotizzato un maggiore utilizzo delle forniture alternative a quelle russe (Azerbaijan, Libia e Algeria) e un maggiore utilizzo di gas naturale liquido di marca statunitense. Scelte dettate più da ragionamenti di carattere geopolitico che di garanzie di stabilità del mercato energetico che in Italia dovrebbero viaggiare sull’onda di una tanto sbandierata transizione ecologica che per essere tale non può prescindere da un radicale cambio di paradigma sul piano energetico finalizzato una volta a per tutte a diventare autosufficienti e non dipendenti dall’uno o dall’altro “pusher”.
Liberarsi dal ricatto del gas, come ribadito in queste ore da un’ottima campagna avviata dalla Legambiente, è il passo fondamentale per costruire itinerari di sviluppo sostenibile e anche di pace, visto il corso degli eventi. E se da nazioni come la Germania arriva anche l’ottima notizia della messa a punto di celle fotovoltaiche costruite impiegando solo silicio cristallino ottenuto da vecchi pannelli grazie al lavoro di ricerca condotto dal Fraunhofer Center for Silicon Photovoltaics (CSP) e del Fraunhofer Institute for Solar Energy Systems (ISE), allora siamo di fronte all’ennesima dimostrazione che la direzione da seguire per allontanare con forza ogni forma di ritorno al passato, seppure come soluzione tampone, quali assurde riapertura di centrali a carbone piuttosto che ritorno al nucleare, è quella della tanto invocata ma poco supportata economia circolare.
@VinsViglione