La scorsa estate il 27enne bracciante agricolo Camara Fantamadi perse la vita nei campi pugliesi. Stroncato da un malore dopo aver lavorato oltre quattro ore sotto al sole cocente. Quella vicenda fu il motore che mise in moto la macchina delle ordinanze che vietavano di lavorare nei campi nelle ore più calde. Prima da parte dei sindaci di Brindisi, Riccardo Rossi, e di Nardò, Pippi Mellone. Un fenomeno che non si ferma al solo Mezzogiorno. I campi e lo sfruttamento non si fermano alla geografia delle regioni del sud. Che lo sfruttamento lavorativo attraversi trasversalmente tutte le regioni italiane è dimostrato dai 260 procedimenti penali del 2021. 163 di questi provvedimenti hanno interessato il settore agricolo. Il fenomeno coinvolge circa 180 mila lavoratori.

La Flai Cgil segue questa questione in maniera capillare da diversi anni. Quest’anno, con l’Osservatorio Placido Rizzotto, ha redatto il Primo quaderno del sulla Geografia del caporalato. Uno studio che affronta la questione caporalato sotto diversi punti di vista. La pubblicazione che analizza la moderna schiavitù, sarà presentata mercoledì 23 marzo alle 9 nell’aula magna della facoltà di Lettere dell’università La Sapienza di Roma. Un’occasione per parlare della piaga del caporalato, che coinvolge soprattutto il settore primario. Che vede inconsapevoli protagonista gli immigrati quanto gli italiani, da sud a nord della penisola. Alla presentazione interverranno, tra gli altri, il segretario generale della Flai, Giovanni Mininni, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, Jean René Bilongo dell’Osservatorio Placido Rizzotto, il direttore generale dell’immigrazione del ministero del Lavoro, Tatiana Esposito, Patrick Doelle del Migration Support della Commissione Ue.

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