L’articolo 4 della Costituzione dice che «ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società». Dunque ogni cittadino ha diritto al lavoro. Ma ci sono cittadini di serie a e di serie b. Questi ultimi sono anche i cittadini con disabilità. Lo confermano gli ultimi dati Istat. Solo il 19,7 per cento delle persone con disabilità tra i 15 ed i 64 anni risulta occupata. Gli inattivi tra le persone con disabilità sono addirittura il 70 per cento. Tra gli altri cittadini la percentuale si ferma al 31. «Dati che confermano che la condizione di disabilità continua ad essere particolarmente escludente nel mondo del lavoro», si legge nel comunicato di Fish.

Se si considerano i dati relativi al lavoro delle donne, la condizione è ancor più pregiudizievole. Le donne con disabilità risultano ancor più discriminate nel mondo del lavoro, sia rispetto agli uomini con disabilità, sia nei confronti delle altre donne. Dati che fanno «constatare ancora una volta, anche in occasione della Festa dei lavoratori, la profonda esclusione vissuta dalle persone con disabilità. Spesso alla inutile ricerca di lavoro od ancora vittime di trattamenti meno favorevoli nel loro quotidiano impiego», sottolinea il presidente di Fish, Vincenzo Falabella.

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«Il lavoro garantisce inclusione, facendo uscire le persone con disabilità dall’assistenzialismo. È necessario modificare le politiche del lavoro ed i servizi per le persone con disabilità. E questo dovrebbe interessare oggi, e ogni giorno, la politica. Occorrono strumenti nuovi per governare produttività, crescita, occupazione. E tutto questo non può non passare dalla possibilità per le persone con disabilità di accedere facilmente al mondo del lavoro», conclude Falabella.

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