Il Comune di Bologna potrebbe revocare il servizio alla partecipata Hera
Humana si è detta preoccupata della gestione della raccolta degli abiti usati che a Bologna potrebbe variare. L’organizzazione umanitaria che raccoglie abiti usati in Emilia-Romagna dal 1998 sottolinea, attraverso le parole della presidente Karin Bolin, che il rischio è passare «dall’imparzialità cieca dell’offerta economica alla parzialità estrema delle gare riservate».
Nel consiglio comunale di lunedì 11 marzo il consigliere comunale Francesco Errani era intervenuto sulla raccolta di abiti usati e l’inserimento delle clausole sociali. Nel corso del suo intervento Errani ha ricordato che lo scorso giugno il consiglio comunale aveva chiesto al gruppo Hera Spa di valorizzare gli aspetti sociali, ambientali e di qualità nel servizio di raccolta di abiti usati. Un modo per sostenere le fasce deboli e le persone senza lavoro. Nonostante ciò Hera ha eliminato le clausole sociali dal bando puntando esclusivamente sull’offerta economica.
Anche Karin Bolin ha sottolineato che non può essere presa in considerazione la sola via economica. «Sono molte le forme di solidarietà possibili: Humana ad esempio raccoglie gli abiti usati creando posti di lavoro e finanziando progetti di solidarietà e sviluppo nel sud del mondo, un’attività particolarmente importante in un’epoca in cui i fondi pubblici per la cooperazione internazionale sono ridottissimi», ha detto la presidente di Humana.
Negli ultimi cinque anni questo intervento ha impegnato tutti i giorni 23 persone (70% svantaggiati). Positivo anche il bilancio ambientale dato che dal 2012 la raccolta di abiti era aumentata del 50 per cento. Anche l’aspetto economico era in positivo considerati i proventi del servizio pari a circa 70mila euro annui. Un circolo virtuoso interrotto. Per Francesco Errani «non c’è interesse sul tema del lavoro e dell’inclusione socio-lavorativa, e non c’è capacità di indirizzo politico verso le aziende partecipate dal Comune come Hera». Definendo inaccettabile la scelta di Hera il consigliere comunale ha sottolineato che «se Hera non cambia il bando, il Comune di Bologna deve riprendere la gestione diretta del servizio di raccolta di abiti usati».