Tratta di migranti, arresti nel salernitano

Tratta di migranti, arresti nel salernitano

L’indagine è stata condotta dal comando provinciale dei carabinieri di Salerno

Tratta di migranti e riduzione in schiavitù. Queste le accusa che hanno portato la Direzione distrettuale antimafia di Salerno a spiccare ventisette ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari, otto con obbligo di dimora. Ad operare il comando provinciale dei carabinieri di Salerno. Circa duecento i militari impegnati nell’operazione.

Nel corso degli arresti sono stati notificati provvedimenti ad indagati a vario titolo. I reati contestati sono associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento e sfruttamento dell’immigrazione clandestina, riduzione in schiavitù, tratta di persone e altro, con l’aggravante del reato transnazionale. L’operazione ha riguardato diversi comuni della provincia di Salerno, ma anche Policoro (Matera) e Monsummanno Terme (Potenza).

Nel corso della conferenza stampa sugli arresti gli inquirenti hanno dato alcuni dettagli sulle indagini. Nel corso del lavoro della magistratura è emerso che la documentazione relativa al rilascio di permessi di soggiorno stagionale per motivi di lavoro nell’agricoltura era stata falsificata. 400 le persone non comunitarie immigrate dal 2015 al 2018 che erano state coinvolte. Ogni migrante ha versato, per questo documentazione, fra i 5mila e i 12mila euro.

Nel salernitano ci sono molte realtà che lavorano con i migranti. Come la cooperativa sociale Il Villaggio di Esteban che, a Salerno, lavora con i minori stranieri non accompagnati. «Tutto il territorio è permeato dallo sfruttamento dei migranti nell’agricoltura. Come accade in altre zone d’Italia. Ciclicamente queste notizie vengono fuori. In questo caso – dice il presidente della cooperativa, Carlo Noviello – grazie all’ottimo lavoro della magistratura». Il presidente de Il Villaggio di Esteban evidenzia che queste situazioni sono conosciute ai più, ma che la maggior parte delle persone si volta dall’altra parte, anche per la mancanza di strumenti con i quali agire. «Ci vorrebbero – ha sottolineato Carlo Noviello – provvedimenti ad hoc. Sarebbe necessario lavorare sul lungo periodo affinché la politica possa verificare queste situazioni. Questo aiuterebbe anche noi che facciamo la vera accoglienza».

Ciro Oliviero

Redazione
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