Agromafie, crimini nel piatto

Agromafie, crimini nel piatto

La denuncia di Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare

Le agromafie mettono i crimini nel piatto. Lo dicono Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare. Si va dalla carne proveniente da macelli clandestini al pane cotto in forni con legna tossica. Dal sesto Rapporto Agromafie sui crimini agroalimentari in Italia emergono dati allarmanti. Prodotti alterati che possono creare importanti danni alla salute dei consumatori.

Mozzarella sbiancata con la soda. Miele allungato con sciroppo di riso. Tra gli stratagemmi criminali raccontati nel rapporto figura quello della rigenerazione del pesce vecchio con il cafados, una miscela di acidi organici e acqua ossigenata che viene mescolata con il ghiaccio. Questi solo alcuni degli esempi di come la criminalità porti in tavola prodotti illegali. Un mercato parallelo che non solo danneggia le aziende sane, ma mette in pericolo la salute delle persone e sfrutta i lavoratori.

I NUMERI
Dal rapporto emerge l’incremento dei reati alimentari che, nel 2018, aumentano del 59 per cento. Dai 54mila controlli effettuati dall’Ispettorato Centrale Repressione Frodi emerge che i prodotti maggiormente colpiti sono il vino (+75%) e la carne (+101%). Aumentano anche le contraffazioni di conserve (+78%), dello zucchero (+36%). Impressionanti anche i numeri dei sequestri. Nell’ultimo anno sono 17,6 milioni i chili di alimenti sequestrati. 34 milioni di euro il loro valore sul mercato. E anche il numero dei truffati cresce. Il 17% degli italiani è stato vittima di frodi alimentari.

«E’ necessario controllare affinché tutti i prodotti che arrivano sulle tavole degli italiani, provenienti dall’interno o dall’estero rispettino gli stessi criteri, garantendo – ha detto il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – che dietro gli alimenti in vendita sugli scaffali o serviti al ristorante, ci sia un percorso di qualità e legalità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute».

Siamo ormai di fronte ad «organizzazioni che esprimono più governance multilivello sempre più interessate a sviluppare affari in collaborazione che non a combattersi. E il comparto agroalimentare si presta ai condizionamenti e alle penetrazioni», spiegano Gian Maria Fara e Gian Carlo Caselli, presidente del Comitato scientifico della Fondazione Osservatorio Agromafie.

Esprime preoccupazione per questi numeri anche Federconsumatori. Il presidente campano dell’associazione dei consumatori, Rosario Stornaiuolo ha sottolineato che «questi numeri sono preoccupanti sia per la salute che le tasche dei cittadini. Noi abbiamo più volte sottolineato la necessità di rendere più stringenti i controlli per tutelare i consumatori».



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