Con il ricavato Impronte a Sud alimenta un fondo che sostiene azioni di microcredito e di sostegno ai servizi sociosanitari
Un welfare di mutualità e prossimità che mette al centro la persona e i suoi bisogni deve superare l’assistenzialismo. Deve essere in grado di costruire relazioni tra cittadini, istituzioni, terzo settore, aziende. Per raggiungere questo obiettivo il progetto Impronte a Sud ha deciso di intraprendere un percorso di economia sociale. I 16 enti partner del progetto sostenuto da fondazione Con il Sud e fondazione Vismara hanno lanciato Aniti Beer. Una birra promossa dal consorzio Macramè prodotta da Birrificio Reggino. Aniti Beer significa birra uniti.
Una birra particolare, dal triplo sapore. Il primo che si percepisce è quello della cucuzza, ovvero la zucca, in dialetto reggino. Il secondo sapere è quello della legalità. La zucca utilizzata prr produrre la Aniti Beer viene coltivata sul terreno confiscato di Placanica, nel comune di Melito Porto Salvo, in gestione alla cooperativa sociale Demetra, uno degli enti soci del progetto Impronte a Sud. Il terzo sapore è quello della lotta allo sfruttamento e al caporalato. A coltivare il terreno confiscati sono infatti i migranti accolti in quell’area della Calabria.
Il fine ultimo della Aniti Beer è sociale. Con il ricavato della birra Impronte a Sud prova a costruire una nuova mutualità in Calabria. Il ricavato va ad alimentare un fondo che sostiene azioni di microcredito e di sostegno ai servizi sociosanitari e socio assistenziali. Altro punto sociale a favore del progetto è la rete di distribuzione. La Aniti Beer è disponibile nella bottega equosolidale Le Botteghe delle Terre del Sole, che fa parte della rete antiracket ReggioLiberaReggio.
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