Prevenire i suicidi in carcere è una delle priorità di Antigone, l’associazione che si occupa dei diritti dei detenuti in Italia. I suicidi in carcere nel 2018 sono stati 63. Numeri che non si registravano dal 2011, anno in cui se ne contarono 66. Nel 2017 erano stati 53. In percentuale nel 2018 si conta un suicidio ogni 950 detenuti. Tra le persone libere se ne registrano 6 ogni 100mila residenti. Anche se i suicidi dipendono da cause personali, per chi è agli arresti le condizioni di detenzione contribuiscono all’estrema scelta.

«Più cresce il numero dei detenuti più alto è il rischio che essi siano resi anonimi. L’alto numero delle persone recluse – dichiara il presidente di Antigone Patrizio Gonnella – aumenta il rischio che nessuno si accorga della loro disperazione, visto che lo staff penitenziario non cresce di pari passo, anzi. I suicidi non si prevengono attraverso pratiche penitenziarie che alimentano disperazione e conflitti». Per questo Antigone ha pensato ad una proposta di legge che, attraverso la modifica dell’ordinamento penitenziario approvata nel 1975, consenta di prevenire i suicidi nelle carceri. La proposta, fatta pervenire ai componenti della Commissione Giustizia della Camera e del Senato, ha tra i punti chiave l’aumento delle telefonate e un limite massimo di tempo per i detenuti posti in isolamento. «La prevenzione dei suicidi richiede l’approvazione di norme che assicurino maggiori contatti con l’esterno e con le persone più care, nonché un minore isolamento affettivo, sociale e sensoriale. Il carcere deve riprodurre la vita normale», ha aggiunto Gonnella.




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