La preoccupazione di Donne in Campo
Una ricerca condotta da Inps e Inapp evidenzia che nella fase 2 non tutti sono tornati a lavoro. Non solo per categorie professionale o tipo di imprese. Ma anche tra le persone. Tra chi per ora resta ancora a casa ci sono molte donne. Queste, come giovani, lavoratori temporanei e part time, sono concentrati in buona parte nella piccola impresa. Quando arriverà la fase 3, quella in cui la sicurezza nelle micro imprese sarà tale da permettere la loro riapertura, anche le donne torneranno a lavoro.
Quando l’emergenza sarà superata alcune di queste microimprese rischiano di non riaprire. E’ il caso delle scuole per l’infanzia. A lanciare l’allarme è Donne in Campo, l’associazione di Cia-Agricoltori Italiani. L’organizzazione si dice preoccupata per le ripercussioni di questa eventuale chiusura sulle donne del settore agricolo. Un danno enorme in quanto sono 5.500 gli asili nido e oltre 7 mila le scuole per l’infanzia private. Non percependo le rette rischiano di non riuscire a sopportare a lungo la chiusura.
La presidente di Donne in Campo, Pina Terenzi, ha sottolineato che è necessario che il governo investa in queste attività. Sia per la loro sopravvivenza, ma anche per quella dall’agricoltura sociale, in buona parte portata avanti da donne. Negli ultimi dieci anni l’imprenditorialità al femminile ha dato vita a numerosi progetti come gli agri-asili, le scuole in fattoria o le residenze per anziani e disabili.
Pina Terenzi invita inoltre il governo a sostenere i genitori che stanno riprendendo a lavorare incentivando la ripartenza dei centri estivi delle fattorie didattiche per i bambini dai 3 ai 14 anni.