Le riflessioni del responsabile dello sportello Ludopatia di Federconsumatori Campania, Osvaldo Ciriello
L’operazione della Dda di Palermo dei giorni scorsi ha dimostrato ancora una volta l’interesse dalla mafia del settore del gioco d’azzardo. Un fatto che aveva portato i promotori della campagna Mattiamoci in gioco a chiedere «misure incisive per limitare le infiltrazioni mafiose nel settore». L’allarme non è di questi giorni. Arriva da lontano. Sono diverse le informative dalle quali era emerso che la criminalità si fosse infiltrata nel business dell’azzardo lecito. Ad evidenziarlo è il responsabile dello sportello Ludopatia di Federconsumatori Campania, l’avvocato Osvaldo Ciriello.
Per Ciriello «urge una legislazione settoriale che disciplini il gioco». Per l’avvocato situazioni come quella scoperchiata a Palermo sono frutto di un «mancato controllo da parte degli organismi statali». D’altronde lo Stato fa cassa con il gioco d’azzardo. Sul fronte penale «dovrebbero essere stabilite le confische dei patrimoni mafiosi derivanti dai proventi legati al gioco d’azzardo», dice Ciriello. Sul fronte civile «è necessaria una tutela per il giocatore e per i concessionari sani».
Se sul piano nazionale ci sono lacune, Regioni e Comuni si sono mosse autonomamente legiferando sul tema. Non sempre nel migliore dei modi secondo Ciriello. Federconsumatori Campania e Mettiamoci in gioco avevano criticato la legge della Regione Campania già in sede di audizione. Tra i punti critici, secondo l’avvocato Ciriello, la mancanza di un potere effettivo di controllo dell’Osservatorio previsto dall’articolo 5 del Testo unificato approvato dal Consiglio regionale della Campania il 5 novembre 2019.
Altri punti critici per Ciriello sono il mancato coordinamento con i Comuni e il mancato coinvolgimento delle associazioni impegnate sul territorio a contrastare il fenomeno. Altro problema è determinato dalle fasce orarie di sospensione del servizio che, secondo Ciriello, non coincidono con quelle suggerite dal mondo scientifico. Nota dolente anche per il distanziometro, ovvero la distanza che le attività in cui si pratica il gioco devono tenere dai luoghi sensibili come le scuole. Nel regolamento della Regione sono dimezzate a 250 metri, rispetto ai 500 previsti dal Comune di Napoli e da altri Comuni.
Stefano Malla