Asgi ha invitato il Comune di Arezzo a modificare immediatamente il bando eliminando le clausole discriminatorie e a prorogare i termini di scadenza
Da alcuni anni Comuni e Regioni inseriscono il requisito degli anni di cittadinanza sul territorio per l’assegnazione di contributi per le locazioni o per l’assegnazione di case popolari. In questi quasi tre anni dalSociale24 se è occupato più volte. La prima fu quella della Provincia autonoma di Trento, che nel 2019 aveva deciso di porre come requisito fondamentale per l’accesso alle domande la residenza sul territorio nazionale da 10 anni. Un requisito che aveva portato un cittadino etiope a presentare ricorso con il sostegno dell’Asgi. Un anno dopo il Tribunale di Trento si è pronunciato a favore del ricorrente.
Sono seguiti diversi altri casi similari. La Regione Friuli, che lo scorso marzo è stata condannata a modificare il regolamento per il sostegno al contributo economico degli affitti. E la Valle d’Aosta, condannata dal Tribunale di Torino questo giugno. Ultimo di questa lunga serie a finire nel mirino dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione è il Comune di Arezzo. Secondo l’associazione, l’ente toscano ha pubblicato un bando per l’accesso agli alloggi di edilizia popolare nuovamente discriminatorio per gli stranieri residenti. In quel caso c’è già un precedente. La Corte d’Appello di Firenze si era pronunciata contro questi principi il 27 gennaio 2021.
Il nuovo bando del Comune di Arezzo prevede due aspetti discriminatori. Il primo riguarda la residenza o l’attività lavorativa esclusiva o principale nel territorio regionale da 5 anni. L’altro, l’obbligo, per i cittadini extra Ue, di produrre certificazione del Paese di origine attestante l’assenza di proprietà immobiliari. Questo secondo aspetto viola anche la legge regionale della Toscana, modificata quest’anno, che prevede che gli oneri di documentazione aggiuntiva debbano essere richiesti solo a chi non autocertifichi la propria residenza fiscale in Italia.
Asgi ha invitato il Comune di Arezzo a modificare immediatamente il bando eliminando le clausole discriminatorie, a prorogare i termini di scadenza e a darne ampia informazione al pubblico.
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