La Regione Campania ha stanziato oltre 4 milioni di euro seguendo le linee guida del ministero dell’Ambiente
Il Sarno è il fiume più inquinato d’Europa. Un lungo corso d’acqua che attraversa parte della provincia di Napoli e parte di quella di Salerno. E rappresenta un’emergenza ambientale importante. Da anni le associazioni ambientali ed i cittadini si battono per la tutela dell’area. Chiedono maggiore controllo dei territori che affluiscono al fiume. Molte le manifestazioni a supporto della causa. Da Salviamo il Sarno alla lettera che Marevivo ha scritto al presidente della Repubblica Mattarella. Fino al sito SOSarno.it, per raccogliere segnalazioni, anche in forma anonima, da inoltrare agli organi competenti.
Gli annunci di azioni politiche ed amministrative in questi anni sono stati molteplici. Da ogni fronte. Senza risultati. Nei giorni scorsi la giunta regionale della Campania ha stanziato un finanziamento di oltre 4 milioni di euro per l’installazione di un sistema di barriere teso a intercettare rifiuti solidi lungo il corso del Sarno. Un progetto che dà seguito alle linee guida approntate dal ministero dell’Ambiente, quando a guidarlo c’era Sergio Costa. A dare l’annuncio sono stati il consigliere regionale Saiello e la deputata Manzo del M5S.
«Niente più rifiuti dal fiume Sarno al mare e finalmente le acque che bagnano il litorale di Oplonti e Stabia potranno tornare a essere realmente balneabili. L’azione di governo portata avanti dall’ex ministro Sergio Costa continua a dare i suoi frutti», dicono Saiello e Manzo. «La stessa misura – aggiungono – copre anche la gestione e lo smaltimento dei rifiuti per i prossimi due anni. Una buona notizia per le comunità di Torre Annunziata e Castellammare di Stabia, i cui litorali si ritrovano puntualmente invasi da spazzatura e veleni di ogni tipo scaricati dal Sarno».
I due esponenti grillini sottolineato inoltre che «ora è necessario che la Regione agisca al più presto per attivare una rete di collettamento agli impianti di depurazione per tutti i Comuni rientranti nel bacino idrografico, i cui reflui finiscono nel fiume inquinandolo ulteriormente. Una situazione che denunciamo da anni e rispetto alla quale bisogna agire in fretta».
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