Sono diversi i luoghi pubblici interdetti alle persone con ridotta capacità motoria
La presenza di barriere architettoniche, come scalinate con più di un gradino, porte eccessivamente strette o pendenze ripide e dunque pericolose, costituisce un esempio di scarsa inclusività. In Italia la legge che norma l’abbattimento delle barriere architettoniche è la n. 13 del 1989. Stabilisce che sin dal processo di progettazione di un edificio, o di un complesso di edifici, con particolare riferimento ai luoghi pubblici, è necessario includere accorgimenti ed accessi adatti allo spostamento di persone con ridotte capacità motorie.
Inoltre, il D.M. n. 236, sempre del 1989, delibera tre principi da rispettare in uno luogo costruito: accessibilità, visitabilità e adattabilità. Lo Stato ed ogni Comune, devono garantire a persone con scarse capacità motorie l’accesso ad ogni edificio pubblico o privato, la possibilità di visitare ogni spazio di relazione come alloggi o spazi di lavoro, e la possibilità di adattare qualsiasi costruzione, a basso costo, rendendola idonea e conforme alla legge 13/1989.
Abbiamo fatto un giro al quartiere Vomero a Napoli per verificare la condizione di inclusività. La rampa di scale che conduce alla funicolare di Montesanto, a via Scarlatti, è munita di un montascale dato in gestione all’Azienda Napoletana di Mobilità. Tuttavia è perennemente fuori uso. La galleria Vanvitelli presenta quattro accessi che non permettono la piena autonomia di persone con problemi motori. Tre rampe di scale sprovviste di montascale e una pendenza di circa tre metri. E ancora la scalinata che congiunge via Donizetti e via Luigi Sanfelice è mancante di qualsiasi mezzo alternativo per queste persone.
Per quanto riguardo la visitabilità, la maggior parte dei condomini, dei luoghi abitativi e dei servizi commerciali sono privi di misure adatte ad abbattere qualsiasi difficoltà per la piena autonomia di persone con difficoltà motorie.
Fabrizio Pennino
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