Attraverso il progetto Mare nostrum attivato a Budoni, in Sardegna, Oceanus intende rigenerare flora e fauna marina
Le barriere soffolte creano delle scogliere artificiali totalmente immerse in mare, dunque non visibili in superficie, capaci di rigenerare flora e fauna marina. Questo l’intento di Oceanus attraverso il progetto Mare nostrum attivato a Budoni, in Sardegna. Una località splendida, dove però la pesca ha desertificato il fondale riducendolo ad uno scenario lunare. Le barriere hanno già superato la fase di collaudo e sono state spedite. Entro la fine dell’anno saranno posizionate in acqua sul fondale fortemente compromesso da attività di pesca a strascico antistante la spiaggia di Capannizza e lo stagno di Sant’Ana. I primi monitoraggi sono già previsti per febbraio 2022.
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Tra il 2005 e il 2016 Oceanus ha già avviato esperienze analoghe in altre località. In quei casi l’impiego di barriere ha favorito la creazione di catene trofiche stabili e durature, incrementato la produzione di pesca, aiutato a proteggere e rinaturalizzare gli areali favorendo il ripristino di posidonieti. Le barriere saranno «in grado di rigenerare la biodiversità dell’areale impoverito rendendolo favorevole per lo sviluppo di molte specie ittiche con particolare attenzione alle fasi riproduttive e ai giovanili, aumentandone sensibilmente la loro percentuale di sopravvivenza con conseguente aumento della produttività naturale nelle aree limitrofe. Produttività che potrà essere registrata e documentata durante i monitoraggi a lungo e medio termine», spiega il responsabile tecnico di Mare Nostrum Guido Beltrami.
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