Per Confcooperative Federsolidarietà Campania e Fish Campania la determina della Sannio Europa danneggia le cooperative
Persone con disabilità, persone svantaggiate, persone in età avanzata. Persone alle quali vengono precluse molte possibilità in ambito lavorativo. E che quindi è ancora più difficile ricollocare. E dopo l’emergenza sarà, verosimilmente, ancora più complicato. L’articolo 46 del decreto Cura Italia e l’articolo 80 del decreto Rilancio dispongono il divieto di licenziamenti per cinque mesi. Al termine di questo periodo, fra poche settimane, molte persone potrebbero perdere il lavoro.
Tra questi potrebbero finire anche quanti hanno lavorato, fino all’inizio del lockdown, nei servizi museali della Provincia di Benevento. Come ha raccontato due settimana fa, proprio da queste pagine, la presidente della cooperative sociale Social Lab 76, Maria Grazia Di Meo. Servizi che sono gestiti dalla partecipata della Provincia, la Sannio Europa. Prima le mancate risposte alle richieste di incontro da parte di Confcooperative Federsolidarietà Campania e Fish Campania per discutere delle diverse soluzioni, previste dall’ordinamento italiano, volte a tutelare le commesse alle cooperative e quindi l’occupazione dei lavoratori. Poi la scelta di affidare alla società Job Group srl l’attività di selezione e somministrazione di personale.
Confcooperative Federsolidarietà Campania e Fish Campania chiedono che il Prefetto di Benevento istituisca un Tavolo tecnico per discutere con la Provincia e la sua partecipata del futuro dei lavoratori coinvolti nella gestione dei servizi museali affidata per anni a cooperative sociali e di lavoro. Le due organizzazioni evidenziano che «le scelte della Sannio Europa e della Provincia di Benevento stanno pregiudicando le piccole imprese del territorio e decine e decine di lavoratori». Confcooperative Federsolidarietà Campania e Fish Campania sostengono che «a leggere la determina della Sannio Europa, si evince una strategia che va nel senso di danneggiare le imprese cooperative, i loro lavoratori, svantaggiati e non, e di alimentare un circuito di precarizzazione del lavoro e di dispersione delle risorse».