Oltre all’Italia i Paesi coinvolti nel progetto sono Serbia, Grecia, Ungheria
L’inclusione sociale passa anche dal gioco del calcio. Soprattutto in territori periferici. Come l’area ovest di Napoli e il litorale Domizio. Così come il contrasto al razzismo ed alle discriminazioni. Sul campo di calcio siamo tutti uguali. Per questo ActionAid ha deciso di lanciare il progetto Dialect – Sconfiggere la polarizzazione: costruire comunità fondate sul rispetto reciproco attraverso il calcio.
Italia, Serbia, Grecia, Ungheria. Questi i Paesi coinvolti attraverso la metodologia Football3. Niente arbitri né allenatori. Le regole vengono decise in campo dalle squadre assieme ai mediatori delle comunità. A vincere la gara non è chi segna il maggior numero di reti. Vince chi ottiene il maggior numero di punti in base alle regole fissate. Un metodo che aiuta a promuovere il fair play.
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In Italia sarà l’area metropolitana di Napoli ad ospitare il torneo. 150 adolescenti con background migratorio e non parteciperanno al torneo. Varie le tappe. Dal centro storico alla periferia occidentale all’area flegrea. Per poi arrivare nella provincia di Caserta sul litorale Domizio. Il progetto servirà anche a formare dieci giovani mediatori e mediatrici di comunità.
Per la project manager Dialect per ActionAid Italia, Daniela Cabalbo, il progetto serve a «diffonde il messaggio del calcio per tutte e tutti, privo di retoriche estremiste e discriminanti. Giovani protagonisti e protagoniste impareranno a giocare in modo diverso sperimentando nuove capacità di risoluzione dei conflitti. Inoltre – si legge in una nota di ActionAid Italia -, l’obiettivo è anche quello di riunire adolescenti e famiglie, organizzazioni della società civile, associazioni sportive, autorità municipali e pubbliche per creare una forte rete in grado di costruire una nuova idea di comunità inclusiva».