Il fatto è emerso dalle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Napoli
Detenuto in regime di 41 bis al carcere di Sassari, il 35enne boss della Vanella-Grassi, Antonio Mennetta, gestiva gli affari criminali del sodalizio di Secondigliano. Il clan aveva investito nella vigilanza privata, nel campo immobiliare e nel settore legato all’emergenza Coronavirus. Il gruppo camorristico era riuscito a farsi affidare alcuni incarichi di sanificazione dei locali. Senza intermediazione con imprese compiacenti, senza prestanome. Le attività erano intestate agli uomini e alle donne del clan.
LEGGI ANCHE: Andrea Caso: inseriamo nelle white list delle Prefetture anche le aziende di sanificazione
Nel corso delle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Napoli è emerso che Mennetta impartiva ordini al suo braccio destro e cognato, Alberto Sperindio, con un linguaggio criptato. Questa mattina Sperindio, la suocera, Annunziata Petriccione, Salvatore di Bari e Giovanni Vallefuoco, sono stati tradotti in carcere.
Gianluca Sperindio e Antonio Aurino sono stati destinatati di divieto di dimora e di esercizio di impresa e uffici direttivi. A notificare gli atti la guardia di finanza del Gico e del nucleo di polizia economico finanziaria. Nel corso dell’operazione sono state inoltre sequestrate alcune attività commerciali frutto dell’azione criminale. Tra queste un autosalone e una pasticceria.