La storia di due persone che attendono la vaccinazione a domicilio dal 2 febbraio
Dopo le tante richieste delle associazioni delle persone con disabilità, il piano vaccinale ha incluso le persone fragili. Dando a loro ed ai caregiver la priorità. Spazio ai fragili, dunque. Ma non sempre e non dovunque. Al di là dei ritardi conclamati nella campagna vaccinale della Regione Lombardia rispetto a molte altre, ci sono altri territori dove i fragili sono lasciati indietro. Quantomeno quelli costretti a casa, i non deambulanti, gli allettati. Queste persone non possono recarsi presso il centro vaccinale. Neanche se si trova nel comune di residenza. A loro il vaccino deve essere inoculato a domicilio.
In alcune regioni ci stanno pensando i sanitari del corpo militare. Perché non avviene ciò anche in Campania? Questa è la domanda che si pongono due donne che si assistono i propri genitori in provincia di Napoli. Titti è figlia di una donna di 91 anni di Portici. Il 2 febbraio ha registrato sua madre in piattaforma come persona fragile non deambulante. La donna è affetta da una malattia autoimmune, l’artrite reumatoide. Da allora sua madre è in attesa che un medico bussi alla porta di casa per farle la prima dose di vaccino. In due mesi e mezzo ha scritto due mail all’indirizzo dedicato alla sua area, vaccinocovid.portici@aslnapoli3sud.it. Nella prima risposta le hanno risposto che avrebbero sollecitato. Nella secondo solo di dover attendere. Senza indicare dei tempi. Senza firma.
«L’anziano costretto a casa cosa deve aspettare? Dov’è l’inghippo, nell’organizzazione, nei pochi vaccini? Mia madre vorrebbe avere il vaccino. Lo chiede. Manderò una terza mail. Aspettiamo civilmente. Ci mettiamo nei panni di chi gestisce il piano, ma si arriva al paradossale. Siamo stati dimenticati», racconta Titti. Stesse domande che si pone Rosanna, una professionista di Castellammare di Stabia, che assiste il padre di 89 anni. Una storia simile a quella precedente. A causa di un ictus da cui è stato colpito due anni fa l’uomo non deambula. Nonostante la registrazione in piattaforma tra le persone fragili e la richiesta di vaccinazione a domicilio l’uomo venne convocato a Gragnano. «Lui non può andarci. Mi hanno chiesto un’ulteriore documentazione che attestasse l’impossibilità», racconta a dalSociale24 la figlia.
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«Tra le persone che conosco che hanno chiesto la vaccinazione a domicilio per un parante allettato nessuno l’ha ricevuta. E questo comporta anche altri problemi. Mio padre, ad esempio, non può rinnovare la carta d’identità che è scaduta perché gli impiegati comunali non vanno a casa di persone non vaccinate», aggiunge Rosanna, che ha un ulteriore difficoltà. Neanche lei è stata ancora vaccinata. Non come caregiver, ma come educatrice. Rosanna aveva chiesto di ritardare il vaccino in attesa di alcuni esami a cui si stava sottoponendo per confermare o meno alcuni problemi di salute. La sua richiesta non è stata accolta e dunque dovrà attendere una nuova chiamata a data sconosciuta.
Rosanna lavora in una comunità per minori. «Noi non ci siamo mai fermati. Neanche lo scorso anno I minori arrivano comunque. Io sono a rischio ogni giorno venendo a contatto con persone che arrivano da contesti difficili e da altri Paesi del mondo», conclude.
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