Carcere, il rapporto di Antigone

Carcere, il rapporto di Antigone

A fronte di un abbassamento della soglia di sovraffollamento ci sono casi in cui il trend resta preoccupante

Nelle scorse settimane era già stato evidenziato il trend in diminuzione dei detenuti nelle carceri italiane. Al 15 maggio i detenuti erano 52.679. 8.551 in meno rispetto a fine febbraio, quando è iniziata l’emergenza sanitaria. Scende il tasso di affollamento. Dal 130,4 al 112,2 per cento. Ma resta preoccupante. A denunciarlo è Antigone che questa mattina ha presentato il sedicesimo rapporto sulle condizioni di detenzione in Italia.

A fronte di un abbassamento della soglia di sovraffollamento ci sono casi in cui il trend resta preoccupante. Come a Latina, dove è pari al 179,2 per cento, Taranto (187,6%), Larino (194,7%). Antigone ha evidenziato che si registrano situazioni preoccupanti anche nelle carceri di Como, Pordenone, Vigevano, Busto Arsizio e Tolmezzo.

Nel rapporto di Antigone si leggono i dati relativi alle visite che i volontari dell’associazione hanno fatto nel 2019 in 98 carceri per adulti a 16 istituti di pena minorile. Per quanto concerne le carceri l’associazione denuncia che il 25 casi le celle non rispettavano lo spazio di 3 metri quadrati per detenuto. Un tema che è poi emerso con maggiore forza a seguito della pandemia da Covid-19. Antigone ha potuto constatare che nelle carcere di Poggioreale, Pozzuoli e Bolzano c’erano celle che ospitavano 12 detenuti.

Al minimo storico la presenza nelle carcere femminili. 2.224 le donne recluse al 30 aprile 2020. 478 in meno rispetto al 29 febbraio. In diminuzione anche le detenute con figli, che risultano essere 40. In diminuzione anche le presenze negli Istituti penali per minorenni. Dai 440 del 2019 a meno di 300 oggi. Di questi oltre il 40 per cento è di origine straniera.

Nel rapporto Antigone chiede un incremento dell’utilizzo delle nuove tecnologie per il rapporto a distanza con le famiglie. Come aveva fatto con l’interruzione dei colloqui in presenza. Sul fronte della salute l’associazione chiede un ruolo più attivo delle Asl, nuovi medici e la presenza di operatori stabili.



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