Carceri, in Messico il modello italiano

Carceri, in Messico il modello italiano

Il progetto esportato oltre oceano è “Mi riscatto per Roma”

Il modello di reinserimento sociale dei detenuti italiani sarà replicato in Messico. Il progetto esportato oltre oceano è “Mi riscatto per Roma”. A sottolinearlo i rappresentanti delle delegazioni di Italia, Messico e Unodc durante la conferenza sul reinserimento sociale tenutasi al Senato messicano.

«Quando si parla di temi delicati come la detenzione e il reinserimento sociale, soprattutto a livello internazionale, noi, come cooperativa di inserimento sociale e lavorativo, non possiamo che essere felici. Una sinergia tra paesi in questo campo è sicuramente ben accetta», commenta il presidente della cooperativa sociale L’uomo e il legno, Enzo Vanacore. Lo stesso sottolinea anche quanto possa essere importante il ruolo dell’Italia «viste sia le esperienze sui territori ma soprattutto il recupero del detenuto come valore costituzionale».

L’uomo e il legno da anni lavora per il reinserimento sociale dei detenuti, come col progetto CampoAperto a Secondigliano ed altri avviati nelle carceri di Napoli. Enzo Vanacore evidenzia che «il reinserimento sociale dei detenuti, deve sempre andare di pari passo con il reinserimento lavorativo e la formazione. Il lavoro, specie nei territori più complessi, è infatti uno dei pochi strumenti più “persuasivi” per coinvolgere i detenuti nei percorsi di riabilitazione nella società».

Per l’entrata in vigore del progetto nelle carceri messicane manca un passaggio ulteriore. L’Ufficio delle Nazioni Unite dovrà redarre un documento per formalizzare la collaborazione. Nell’accordo è previsto che il responsabile del sistema penitenziario messicano ed un rappresentante dell’Unodc vengano in Italia per conoscere sul campo il progetto romano.

Ciro Oliviero

Redazione
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