La presentazione venerdì 17 gennaio alle 11.30 al Comune di Napoli
Napoli si doterà della Carta dei diritti dei riders e dei lavoratori della gig economy. Un documento che chiede il riconoscimento dei diritti e la tutela dei lavoratori. Ma che al contempo vuole sviluppare una discussione sulla cultura del lavoro e promuovere la crescita dell’economia digitale. Questa Carta vuole anche richiamare l’attenzione sul riconoscimento del costo del lavoro in conformità a quanto previsto dai contratti nazionali. Un testo redatto assieme alle parti sociali e agli stessi lavoratori della gig economy.
Il documento sarà presentato venerdì 17 gennaio alle 11.30 in sala Giunta a Palazzo San Giacomo. Alla presentazione prenderanno parte gli assessori del Comune di Napoli alle Politiche sociali e Lavoro, Monica Buonanno, ed ai Giovani, Alessandra Clemente. Interverranno inoltre i segretari napoletani della Cgil, Walter Schiavella, della Cisl, Gianpiero Tipaldi e della Uil, Giovanni Sgambati.
Per Cisl Napoli ha seguito il lavoro che ha portato alla redazione della Carta la segretaria Melicia Comberiati. «La carta dei diritti dei riders e dei lavoratori della gig economy – ha detto la Comberiati – è una bellissima pagina civica sull’attuazione dei diritti fondamentali. Un piccolo passo, ma determinante a dimostrazione di come sia importante muoversi in una dimensione partecipativa, impegnandoci a costruire insieme un sistema tutelato».
«Questo nuovo caporalato digitale va contrastato con tutti i mezzi legali e negoziali. Il sentiero della contrattazione, della bilateralità, della condivisione delle scelte è il migliore per contrastare il vero nemico insito in questa tecnologia, che è l’isolamento del lavoratore. Ogni rider – ha dichiarato la segretaria della Cisl Napoli – è un lavoratore solo con uno smartphone nelle mani. Quello che serve – ha aggiunto – è costruire un sistema di tutele moderno che non ingabbi tutto nel lavoro subordinato, ma che eviti anche la relazione unilaterale tra piattaforma e lavoratore che non è paritaria né equa».